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Quirico replica all’ambasciatore russo dopo la querela: si faccia tradurre bene il mio pezzo

Cronaca - di Redazione - 25 Marzo 2022 - AGGIORNATO 25 Marzo 2022 alle 20:13

Domenico Quirico, dopo la querela dell’ambasciatore russo per un suo articolo del 22 marzo sul tirannicidio, replica così alle accuse che hanno il sapore di un’intimidazione alla libertà di stampa:  “Suggerirei all’ambasciatore russo di leggere una migliore traduzione del pezzo – osserva Quirico – dove io sottolineavo che l’idea ahimè abbastanza corrente che l’unico modo di risolvere il problema sia che qualche russo ammazzi Putin fosse priva di senso e immorale, e questo c’era scritto bene in evidenza, e in secondo luogo che non porterebbe a niente e anzi porterebbe ad un caos maggiore”.

“Evidentemente qualcuno gliel’ha tradotto male -sottolinea Quirico – Gli suggerirei di rileggerlo con attenzione e farselo tradurre bene, perché il senso è stato totalmente travisato, basta leggerlo”. Nel pezzo di analisi, spiega il giornalista de La Stampa, “c’è scritto che il piano di sperare che Putin venga eliminato in una congiura di palazzo è prima di tutto difficilmente realizzabile e poi è un piano totalmente idiota, perché ogniqualvolta c’è stato un tirannicidio nella storia il risultato è stato di complicare le cose invece che di risolverle”.

In conclusione, “ognuno la può leggere come vuole, mi interessa in modo relativo -chiosa il cronista- Ma si prendano un traduttore dall’italiano al russo migliore di quello che hanno”.

“L’ambasciatore russo Razov ci ha attaccato per istigazione a delinquere”, ha detto il direttore della Stampa Massimo Giannini, che ha ricostruito in un video la vicenda. Nel suo articolo Quirico articolava la tesi del tirannicidio, ha detto Giannini. “la descriveva in tutti i suoi aspetti e concludeva dicendo che chi questa tesi sostiene, si illude, perché se anche si potesse arrivare a uccidere il tiranno le cose poi peggiorerebbero ancora”.

Giannini incalza: “Questa è la Russia di oggi, guidata da un autocrate che sul suo territorio fa chiudere giornali, non possiamo dire che uccida, ma forse anche questo succede, uccide giornalisti contrari al regime, arriva ad imprigionare oligarchi o dissidenti invisi al regime, come Navalniy”. Oggi “non dobbiamo prendere lezioni da quel paese”, dice Giannini. Una lezione “che respingiamo con forza, perché siamo sereni su quello che facciamo e scriviamo, perché siamo un giornale libero, che cerca di raccontare i fatti ma che ha anche le sue tesi e le difende, le sue idee e le propugna”.

“Nella Russia in mano a Putin – dichiara il senatore di Fratelli d’Italia, Giovanbattista Fazzolari – i giornalisti scomodi vengono imprigionati o uccisi e i media non graditi chiusi d’imperio. Una normale abitudine per il regime russo che, evidentemente, vorrebbe esportare anche in Italia. Solidarietà a La Stampa“.

 

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