Schiaffo a Biden, Emirati ed Arabia Saudita rifiutano la sua telefonata: cercava petrolio e appoggio
Schiaffo in piena faccia al presidente degli Stati Uniti, il democratico Joe Biden che cerca soluzioni per il petrolio per tagliare il flusso proveniente dalla Russia nel tentativo di spingere al massimo sulle sanzioni nella crisi ucraina che già si stanno pesantemente ripercuotendo sull’Europa e sull’Italia.
Gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita, o meglio i suoi leader, il principe Mohammed bin Salman – mandante dell’efferato omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi – e lo sceicco Mohammed bin Zayed al Nahyan, tradizionali alleati degli Stati Uniti, hanno rifiutato la telefonata di Biden trattandolo come se fosse un Gigino Di Maio qualsiasi.
L’imbarazzante faccenda che umilia il Potus democratico, soprattutto di fronte ai successi in politica estera del suo predecessore, è stata rivelata stanotte dal Wall Street Journal. Che ha ricostruito i numerosi, inutili, tentativi di Biden – vanno avanti da settimane senza successo – di ottenere un colloquio per trattare sia sulle forniture del petrolio e sui prezzi sia su un appoggio anti-Putin per mettere all’angolo il leader russo allargando la coalizione.
La questione fra gli Usa e i leader arabi che hanno respinto le telefonate di Biden non è certo ideologica. E non riguarda l’Ucraina in quanto tale.
Semplicemente i leader arabi utilizzano ora questa vicenda per far pagare agli Usa certe questioni che hanno indispettito, ognuno per i suoi interessi, Emirati Arabi e Arabia Saudita.
Sul tavolo delle trattative – perché di trattative si parla, sia pure off the record – ci sono almeno tre questioni. E i leader arabi vogliono capire fino a che punto possono alzare l’asticella delle richieste. E fino a che punto Biden è disponibile a scendere a patti calpestando, in particolare, i diritti umani e “adattando” la giustizia statunitense alle esigenze che l’Arabia Saudita, in particolare, gli sta prospettando.
Intanto c’è, la questione della guerra in Yemen di fronte alla quale i leader arabi lamentano che il supporto degli Stati Uniti sia stato troppo debole. Insomma vogliono la rassicurazione di un cambio di passo da parte di Biden prima di mettersi seduti di fronte per discutere di prezzo e forniture del petrolio e dell’eventuale coinvolgimento nella crociata anti-Putin.
Ma le richieste di Mohammed bin Salman e di Mohammed bin Zayed al Nahyan non finiscono certo qui.
C’è, poi, la questione dell’accordo sul nucleare iraniano che vede preoccupati i leader arabi.
Infine, nella lista di rivendicazioni che gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita in particolare hanno fatto avere a Biden lasciato con la cornetta del telefono in mano ad aspettare una risposta ci sono questioni, per così dire, giudiziarie, alcune delle quali molto spinose, che riguardano il principe Mohammed bin Salman.
Il mandante del brutale omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi, attirato in una trappola dentro l’ambasciata saudita di Instambul, soffocato, fatto a pezzi, sciolto nell’acido e fatto scomparire mentre la fidanzata lo aspettava invano fuori, pretende, per rispondere a Biden, trattare sui prezzi e sulle forniture di petrolio per l’Europa – proprio ieri il presidente statunitense ha spiegato che gli Usa sono autosufficienti – e schierarsi con la coalizione anti-Putin, una immunità legale che ricomprenda, oltre all’assassinio di Khashoggi, anche altre pendenze giudiziarie.
Insomma le nostre case al caldo in Europa dipendono anche da quanto siamo disposti a passare sopra il brutale omicidio di Khashoggi.