Siamo al delirio, dire “studenti” è sessista: la Statale di Milano si piega al gender più grottesco

18 Mar 2022 9:59 - di Adriana De Conto
gender

Siamo veramente sull’orlo dell’abisso se pronunciare il termine “studenti” da parte di un professore universitario significa essere sessista. Accade all’Università Statale di Milano. Mentre la guerra infuria e le famiglie piangono, l’ateneo distribuisce linee guida addirittura ai professori; suggerendo loro come meglio rivolgersi ai loro studenti, per non offenderli. Mentre nei luoghi bombardati in Ucraina distribuiscono il vademecum di sopravvivenza per evitare la morte; a Milano la Statale, d’intesa con il sindaco Sala, pensa a introdurre il vademecum sul linguaggio di genere. Con l’ obiettivo di  «garantire l’equa rappresentazione della donna». Alzi la mano chi durante la propria carriera universitaria si sia sentita sminuita o umiliata di fronte a insegne quali “Segreteria studenti”, “Appello per studenti fuori sede” o quant’altro attiene alla vita universaitaria. Siamo alla follia e non da oggi.

Delirio gender alla Statale di Milano: il libretto grottesco

Il decalogo universitario che pretende di insegnare ai docenti come parlare è lungo 15 pagine – informa Libero che ha rilanciato la notizia- e intende «rimuovere gli ostacoli di genere, fra i quali si ritiene sia da ricomprendere un uso della lingua non sufficientemente inclusivo». Così introduce l’aureo libretto Marilisa D’Amico, prorettrice a legalità, trasparenza e parità dei diritti. Facile immaginare lo scherno che sta suscitando: ” Perplessità e ilarità fra i docenti. Di fatto propone regole di comportamento nell’approccio orale e scritto di insegnanti e amministrativi. È un dizionario di buone maniere, è un «bon ton» senza l’autoironia di Lina Sotis, con consigli paradossali”.

“Studenti” è sessista. Meglio “comunità studentesca”

Qualche esempio: o si scrive (e si dice)  «studentesse e studenti» oppure si deve optare per  «comunità studentesca». Perché il semplice «studenti» puzza di sessismo. Nella comunicazione orale i professori dovranno usare «locuzioni che rendano visibili i generi». Il rettorato chiede che il Garante degli studenti diventi «Garante della comunità studentesca», che i Servizi agli studenti diventino «Servizi allo studio». Non c’è ancora la schwa ma ci siamo quasi sull’orlo dell’abisso.

La prorettrice vuole insegnare ai professori la “neolingua”

Altri esempi: vanno bandite le naturali formule “Gentili colleghi, Buongiorno a tutti, Si invitano i relatori”. Il politicamente corretto vuole regole tassative: «Gentili colleghe e gentili colleghi; Buongiorno a tutti e a tutte; Si invitano i relatori e le relatrici».  “Segue – leggiamo-  un surreale dizionario dalla A alla Z con le parole al femminile per «superare dissimmetrie grammaticali e semantiche»”. Praticamente vogliono insegnare a parlare ai proferrori, ritenendoli pregiudizialmente “analfabeti, spiegando loro che il femminile di alunno è alunna, di avvocato è avvocata, di curatore è curatrice”, e via discorrendo. Dietro queta follia non possiamo non vedere la mano di Michela Murgia e la sua ossessione da salotto radical chic. Come sbagliarsi ?

Delirio gender: vogliono insegnare i professori a parlare

La vestale del femminismo tutto facciata, niente sostanza, figura infatti nella biografia del già tanto delirante libretto diffuso dalla Statale. Il suo “Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire” è ormai praticamente una “religione” per certi circoli. Il delirio gender prosegue a grandi passi. L’intesa dell’Ateneo con il Comune di Milano è un altro capitolo del ridicolo: Sala piange miseria con Roma per i 200 milioni di buco di bilancio; ma non ha ritegno di investire risorse «in materia di formazione e sostegno sui temi del linguaggio di genere».

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