Sondaggio Swg: sì alle sanzioni, no agli interventi militari. Ecco cosa pensano gli italiani sulla guerra
Sì alle sanzioni, no a interventi militari, mentre sull’invio di armi favorevoli e contrari si equivalgono. È quanto emerge da un sondaggio Swg. Dal sondaggio sul piano dell’invio diretto di armamenti all’Ucraina emergono posizioni più contrastanti: gli elettori dem sono più favorevoli mentre gli elettori del Movimento 5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia esprimono contrarietà. Gli elettorati vengono poi ricompattati da una netta e trasversale contrarietà ad un possibile invio di soldati e mezzi militari italiani nelle zone del conflitto.
Dal sondaggio emerge inoltre che il conflitto va ben oltre lo scontro tra due nazioni e per il 44% si tratta di un conflitto tra Russia e Occidente. Per il 12% si tratta di un conflitto tra Russia e Europa, per il 18% tra Russia e resto del mondo mentre per il 17% è tra due nazioni.
Sondaggio Swg: il 91% degli italiani è preoccupato
Infine il 91% degli italiani è preoccupato per il conflitto in corso tra Russia e Ucraina: si teme per il quadro economico e per un aumento delle vittime. Il 51% è, infatti, preoccupato che il quadro economico peggiori pesantemente e il 46% che la guerra provochi ancora molte vittime. Il 38% si preoccupa che la Russia utilizzi la bomba nucleare e il 33% che dopo l’Ucraina invada anche altri Paesi. Per il 32% la preoccupazione è che la guerra si estenda e arrivi anche in Italia mentre il 19% si preoccupa che il Paese resti senza energia. In base al sondaggio, quasi un italiano su quattro si sente in guerra: i più coinvolti sono i residenti al Sud e i 45-54enni.
I dati Euroskopia raccolti in sei paesi europei
Inoltre, i dati raccolti in sei Paesi europei da Euroskopia, il network di istituti di ricerca di cui Swg fa parte, mostrano come i cittadini dei diversi Stati dell’Europa occidentale stanno vivendo il conflitto in Ucraina. La condanna netta dell’aggressione da parte dell’esercito russo è dappertutto largamente maggioritaria, ma non unanime. In media, il 17% la ritiene comprensibile o addirittura accettabile. Tale quota è ancora più elevata in Italia (23%) e ha il suo picco in Grecia (39%), dove i legami tra le chiese ortodosse greca e russa hanno ancora un peso nel contesto sociale.