Tremonti contro Draghi: “La crisi c’era prima della guerra ma lui ha preferito fuggire dalla realtà”
Giulio Tremonti, grande critico della globalizzazione da sempre, fornisce di questi tempi molti spunti per riflettere. Non solo sulla guerra Russia Ucraina che tutti ci coinvolge, ma soprattutto sulla grave crisi economica che si sta configurando in Italia in tutta la sua portata. La sua critica contro il governo Draghi è diretta e senza perifrasi. «Non è corretto attribuire alla guerra tutto quello che oggi si sta vedendo nella nostra economia. Quasi tutti i fattori di crisi erano infatti già presenti nell’ultimo trimestre del 2021, la guerra li ha solo radicalizzati. I prezzi di tutte le materie prime erano già in salita: dal petrolio al legno alla ghisa. Stesso discorso per l’energia». Insomma, le criticità c’erano tutte, ma il quadro disegnato dal governo Draghi prima della guerra, nella finanziaria varata a dicembre, non aveva tinte fosche, fa notare Fausto Carioti nella sua intervista su Libero. E, infatti, i rilievi di Tremonti si soffermano proprio su un passaggio cruciale che Draghi ha ignorato.
Tremonti: “L’economia era già incrisi, ma Draghi è fuggito dalla realtà”
Rileva Tremonti: «Invece di gestire i problemi che già si stavano presentando, come sarebbe stato suo compito, il governo ha preferito fuggire dalla realtà. Lo dimostra proprio quella irresponsabile legge finanziaria, che prevede spesa clientelare ovunque e contiene errori evidenti». Critica spietata, che oggi ha ripercussioni drammatiche. Molti gli errori fatali. Qualche esempio: «Hanno stanziato 8 miliardi di euro per gli sgravi fiscali al ceto medio e solo un miliardo e mezzo sulle bollette; ma era chiaro da subito che quest’ ultima cifra avrebbe fatto ridere. Tanto che a gennaio hanno dovuto fare un altro decreto per calmierare le bollette, e poi un altro ancora». Il distacco dalla realtà di questo governo è una critica che FdI pone sul tavolo da tempo, con ricette con proposte costruttive in ogni settore.
“Davanti al carrello della spesa alcuni opagano di più”
Se lo dice ora un tecnico come Tremonti, il rilievo raggiunge vertici di preoccupazione inauditi. L’economista ha una spiegazione sul quando e il perché tale “distacco dalla realtà” sia avvenuto. «Me lo posso spiegare solo col fatto che fosse una finanziaria “espansivo-quirinalizia” e per questo delegata dal governo al parlamento. La realtà è diversa: davanti alla bolletta, al carrello della spesa e alla pompa di benzina, non siamo tutti uguali. Alcuni pagano di più. Le conseguenze sono drammatiche anche in termini sociali». Non solo, parte un’ altra grave accusa al governo dei “Migliori”, presunti tali: la mancanza di equilibrio, il passaggio da una decisione a un eccesso opposto. Siamo passati da continue oscillazioni: «Prima, nell’intervallo tra l’elezione del presidente della repubblica e la guerra, c’è stato l’annuncio della fine delle politiche espansive. Poi, con lo scoppio della guerra, le politiche espansive sembrano di nuovo tornate. Una sana discontinuità, diciamo così», risponde con una punta di sarcasmo.
Tremonti a Draghi: il governo non ha dimostrato equilibrio
Altra osservazione critica: Draghi ha proposto una sorta di “economia di guerra” preparando altro debito, per rafforzarci militarmente. Ebbene, anche in questo caso, cambiamenti repentini: «La conversione degli “austeristi” in “debitisti” è impressionante. Nel 2011 ci scrissero da Francoforte chiedendo di anticipare il pareggio di bilancio. Adesso, dopo il Recovery plan per la pandemia spunta quello per la guerra.
“Riforma fiscale completamente sconclusionata”
Il passaggio da un eccesso a quello opposto non è segno di equilibrio». E conclude “in bellezza”: la riforma fiscale disegnata dal governo «è totalmente sconclusionata». Infatti, siamo a fine legislatura e il governo, di fatto, sta chiedendo deleghe, cioè poteri, che userà il prossimo governo, sentito il prossimo parlamento. Ci si potrebbe domandare se sia corretto, almeno in termini di principio, che una delega concessa oggi possa essere ereditata da un altro esecutivo, che lavorerà con un altro parlamento. La riforma del catasto dovrebbe essere pronta nel 2026: tenendo conto dei tempi tecnici, è fondata l’ipotesi che a definirla sia non il prossimo parlamento, ma addirittura, con doppio salto, quello successivo».