Ucraina, l’attacco alla centrale nucleare scatena il panico: a picco le Borse europee
L’escalation del conflitto in Ucraina mette in ginocchio i listini europei. L’attacco russo nella notte alla centrale nucleare di Zaporizhzhia di cui poi l’esercito di Mosca ha preso il controllo pesa da subito su tutte le Piazze del Vecchio Continente, dopo aver già zavorrato quelle asiatiche. Chiusura in fortissimo calo per Piazza Affari, che risultata essere la peggiore. L’indice Ftse Mib perde il 6,24% a 22.464 punti. Chiusura in rialzo a 162 punti base per lo spread tra Btp e Bund tedesco, con il rendimento del decennale italiano all’1,53% sul mercato secondario. Tracollo anche per le altre Borse europee: Parigi cede il 4,97% a 6.061 punti, Londra il 3,59% a 6.978 punti; Francoforte il 4,39% a 13.097 punti e Madrid il 3,68% a 7.716 punti.
Ucraina, l’attacco alla centrale atomica manda in tilt le borse
La Borsa a Mosca resta chiusa
La borsa a Mosca resta chiusa per la quinta seduta e lo sarà almeno fino all’8 marzo. Domenica 6 peraltro in Russia è festa nazionale. Il rublo è in rialzo del 2,5% ed è scambiato a 112 sulla divisa americana. Il petrolio con il wti a 109 dollari al barile (+1,45%) e il brent a 111 dollari (+1%). Gazprom continua a inviare gas naturale in Europa via Ucraina in linea con le richieste, con flussi che raggiungono 109,5 milioni di metri cubi. I futures sul frumento, del quale Russia e Ucraina sono tra i maggiori esportatori mondiali, crescono del 6% rispetto a ieri oltre i 1.200 dollari per un equivalente di 5.000 bushel. In aumento anche il mais, che sale delll’1,4% a a 758 dollari. La guerra in Ucraina continua a incidere anche sui prezzi dei metalli. Il rialzo maggiore di oggi è del Nichel, che corre del 9% a sfiorare con i futures sui contratti da 1.500 chili la quota dei 30mila dollari. In forte tensione anche l’alluminio (+4% a 3.890 dollari alla tonnellata). Meno evidenti ma sempre importanti per questo tipo di materiali le crescite del rame (+2% a 10.500 dollari per il contratto da 25mila libbre) e del palladio, che sale anch’esso di due punti percentuali attorno ai 2.800 dollari all’oncia.