Ucraina, Letta promette «spezzeremo le reni alla Russia»: i manifesti fake dei collettivi contro il Pd

10 Mar 2022 12:27 - di Sveva Ferri
letta

Enrico Letta è finito nel mirino della sinistra radicale romana, che ha tappezzato il centro della Capitale con manifesti che lo ritraggono con l’elmetto per la «campagna di arruolamento 2022»,  all’insegna dello slogan «Spezzeremo le reni alla Russia». «Iscriviti al Pd», è dunque l’esortazione che arriva dal manifesto fake, prodotto dal collettivo Militant e da altre realtà dell’antagonismo romano.

Letta nel mirino degli antagonisti

Gli antagonisti hanno affisso i manifesti nelle strade limitrofe la Camera e il Senato e nelle principali strade del centro, da via del Corso, a piazza del Gesù, da via del Plebiscito, al Pantheon, da via Nazionale, a via Tomacelli e via della Scrofa. La sinistra radicale, infatti, contesta a Letta e al Pd la posizione assunta sull’Ucraina e li definisce colpevoli «di aver e foraggiato il pericoloso coinvolgimento dell’Italia nel conflitto russo-ucraino». «Quest’azione, dal valore simbolico, è solo la prima che la città di Roma sta mettendo in campo dopo l’imponente manifestazione di sabato scorso contro l’interventismo militare e la Nato», si legge sulla pagina Facebook di Militant.

La sinistra spaccata sulla guerra in Ucraina

Proprio in occasione della manifestazione di sabato è emersa la profonda spaccatura a sinistra sul conflitto. I partecipanti alla manifestazione di piazza San Giovanni, promossa dalla “Rete Pace e Disarmo” e che ha visto in prima linea il segretario della Cgil, Maurizio Landini, e il leader di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, infatti hanno contestato l’invio di armi a supporto dell’Ucraina, all’insegna del motto «Né con Putin, né con la Nato», bollato da più parti come un ipocrita tentativo di equidistanza che si traduce, di fatto, in un supporto agli invasori. «Il difetto di queste posizioni “neutraliste” sta nel mettere sullo stesso piano aggredito e aggressore», ha sottolineato, tra gli altri, Antonio Polito, in un lungo articolo di commento sul Corriere della Sera.

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