Zaia, la guerra cambia tutto: il Pnrr va rinegoziato. C’è gente da sfamare, quei progetti sono già fuori tempo
La guerra ha cambiato le carte in tavolo e modificato il quadro economico nell’agenda dei Paesi coinvolti, costringendo di fatto a modificare tempistiche e modalità della Politica agricola comunitaria (Pac). E, naturalmente, visione e finalità del Pnrr. Per questo Luca Zaia non ha dubbi: e rivolgendosi direttamente al presidente del Consiglio, lancia un monito inequivocabile. E in un’intervista al Corriere della Sera avverte: «È urgente: Draghi torni a negoziare il Pnrr. E si batta contro la speculazione finanziaria e contro la speculazione sulle materie prime. Penso che gli anni che stiamo vivendo, siano quelli di un cambio epocale nel corso della storia e dell’umanità. Pensavamo che il Covid fosse stato un punto di svolta, e invece è arrivata anche la guerra…»
Zaia a Draghi sul Pnrr: va rinegoziato
Solo qualche giorno, da Versailles, Mario Draghi ha ribadito che bisogna andare avanti con l’agenda del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Con i 102 obiettivi da raggiungere quest’anno. Ma l’economia di guerra, che il premier spesso ha evocato a più riprese negli ultimi giorni, sta facendo progressivamente capolino, e indurrebbe a più miti consigli. Quelli invocati recentemente dallo stesso ministro Giorgetti, convinto che alcuni dei traguardi fissati sulla carta – con quelle tempistiche e con questo contesto economico – non siano raggiungibili.
Pnrr, Zaia: con la guerra, linee e progettualità sono fuori dal tempo
Un tema a cui Zaia si riaggancia strettamente, specie laddove nell’intervista al quotidiano di via Solferino asserisce: «Tutto quello che si era immaginato per la ripresa, anche dal punto di vista strategico, è stato certamente negoziato in maniera ragionata. E, devo dire, con una visione. Ma oggi, prima ancora di essere pienamente adottati, questi progetti rischiano di essere fuori dal tempo – ha sottolineato Zaia –. E non parlo solo del Pnrr, ma anche della Politica agricola comunitaria (Pac). La loro precoce non attualità non è una carenza di programmazione, ma è la conseguenza dall’arrivo di una guerra». Tanto che, in particolare, sul Pnrr Zaia precisa: «Sono 229 miliardi che vengono spalmati sui territori italiani. E molti dei progetti previsti rischiano di non tener conto della bufera in arrivo».
I passi necessari ad affrontare l’economia di guerra
Riflessioni e proposte vicine anche a quanto rilanciato da Guido Crosetto nei giorni scorsi. Quando, intervenendo sul dibattito, dopo aver ribadito che l’economia di guerra c’è già, ha anche aggiunto: «Alla luce della situazione internazionale ci sarà bisogno di un’Europa che faccia un passo ulteriore al Pnrr. Servono emissioni trentennali di titoli europei». Sollecitando a riflettere sul fatto che, con il conflitto russo-ucraino ormai nel vivo, «dovremmo iniziare a chiederci quale pezzo di Pil perderemo a causa delle sanzioni. Quanto ciò si tradurrà in perdita di occupazione. E influirà sui bilanci delle imprese e sul potere di acquisto, per poter reagire in fretta».
La doppia sfida della sovranità alimentare e di quella energetica
Sfide e risoluzioni mirate ad affrontarle, su cui Zaia sollecita tempismo, suggerendo: «Siamo in una seria emergenza che non ci consente ritardi. Abbiamo di fronte una doppia sfida: quella per la sovranità alimentare e quella per la sovranità energetica», ha aggiunto Zaia. Spiegando poi che: «Sull’alimentare occorre rinegoziare la Pac, come sta facendo la Francia. Ma anche un cambio di mentalità: se ieri facevamo la battaglia alla coltivazione estensiva dei cereali, oggi dobbiamo riconoscere che quei campi, quel tipo di coltivazioni, ci servono ancora: obiettivo è l’autosufficienza. E il tema dell’energia è cruciale».