25 aprile, La Russa: «Mi è piuttosto indifferente, è sempre stato divisivo. Una volta sperai, ma…»
«Di solito i 25 aprile mi sono sempre stati abbastanza indifferenti». Ignazio La Russa non sembra particolarmente colpito dalle lacerazioni che, complici gli scontri sulla guerra in Ucraina, hanno percorso le celebrazioni di ieri. «È normale, è stato un giorno più divisivo per la sinistra, ma è sempre stato controverso», ha ricordato, ammettendo però che forse stavolta «ci siamo liberati della Liberazione».
La Russa: «Il 25 aprile? Solo una volta mi diede speranze»
Intervistato da Libero, il vicepresidente del Senato ha quindi spiegato che «a memoria ricordo soltanto un 25 che mi aveva dato vere speranze di pacificazione», a fronte di una ricorrenza che invece è sempre stata «piuttosto ideologizzata». Era il 25 aprile del 2009, «del post-terremoto di Berlusconi premier a Onna». «Ecco, lì ebbi davvero anch’io la sensazione che qualcosa stava cambiando, che ci fossero tutte le condizioni per arrivare ad un’Italia davvero unita». «C’era un clima diverso; c’erano – ha ricordato La Russa – le coraggiose dichiarazioni di Luciano Violante sul rispetto di tutti i caduti, dei partigiani che davvero morirono per liberarci (c’erano anche quelli ferocemente legati all’ideologia comunista), e dei caduti della Rsi; c’era, allora, un sentore di memoria condivisa dei lutti comuni».
L’Anpi e il «riflesso pavloviano di imperialismo sovietico»
La Russa, quindi, ha chiarito di aver pensato a un significato «storicamente» ampio, ammettendo però oggi che «col senno di poi, mi sbagliavo, perché poco dopo tornò a prevalere l’ideologia comunista. E oggi è peggio, se vogliamo». «Oggi – ha sottolineato – l’Anpi, partigiani che non hanno fatto la guerra, vive un riflesso pavloviano di imperialismo sovietico. Chi sta con Putin, oggi, lo immagina al comando di una fila di tank sovietici nel ’56 o nel ’68; e si ritorna con la memoria alle invasioni dell’Ungheria o Cecoslovacchia. E a me questo evoca eroi alla Jan Palach, lo studente che si diede fuoco per scuotere le coscienze contro il regime di Mosca».
I tentativi della destra di superare la contrapposizione ideologica
E la destra può aver alimentato la contrapposizione ideologica? «Per niente. Ricordo che, ai tempi dell’Msi, agli esordi della “Destra nazionale”, quando il partito aprì ai partigiani bianchi, ai liberali, agli ex Dc, Mirko Tremaglia riuscì a fare festeggiare i 25 aprile commemorando sia i militari che avevano combattuto col re contro i tedeschi, sia le ex milizie della Repubblica Sociale. Me lo ricordo perché c’ero: stavano tutti lì, ex badogliani ed ex repubblichini ciascuno nella rispettiva divisa, quelli che avevano combattuto per la libertà dell’Italia e un 25 aprile di pace e di superamento ideologico». Un percorso interrotto perché «negli anni, via via, morivano per vecchiaia, divennero troppo pochi per farli incontrare. Eppure tentativi di superare la dicotomia li abbiamo sempre fatti. Specie Tremaglia. Che era uso a cose del genere, ricordo un 1° maggio festeggiato con gli operai di destra…».
«Un errore paragonare il nostro 25 aprile con la guerra in Ucraina»
Rispondendo quindi a una domanda sulle sovrapposizioni e i paragoni tra l’Ucraina di oggi e l’Italia di 77 anni fa, La Russa ha aggiunto che «è la cosa più sbagliata paragonare il nostro 25 aprile, che riguardava una guerra civile, con i giorni di guerra di una nazione invasa dall’esterno, dai carrarmati russi. Però, prima, guardi, se l’erano presa con la Brigata Ebraica. E prima ancora con i partigiani bianchi di estrazione cattolica che, trucidati per la libertà, diedero un contributo essenziale, seppur sottovalutato, alla liberazione». Quanto al presidente della Repubblica che ieri ha raccontato di aver pensato a “Bella Ciao” quando ha appreso dell’invasione in Ucraina, La Russa ha sottolineato che «Mattarella, di cui sono amico e a cui do da anni del tu, appartiene alla salda tradizione dei democristiani di sinistra». «Ma – ha aggiunto il senatore di FdI – sbaglia a paragonare la nostra resistenza con quella degli ucraini. Sono due cose diverse».
“Bella Ciao”? «Per via della Casa di carta….»
«”Bella ciao” mi viene spesso da fischiettarla involontariamente; è diventato un vero e proprio successo pop, da quando si è sentita nella serie La casa di carta», ha quindi confessato La Russa, ammettendo di aver trascorso la giornata a guardare il calcio inglese. «Sono trasmesse con la scritta sovrimpressa “No Invasion”, da noi Sky le manda in onda con la scritta “Peace”». «Noi dovremmo imitare gli inglesi: fine della guerra sì, ma non resa. E, a proposito di sport: trovo assurdo – ha spiegato – che si espellano gli atleti russi che non hanno neppure espresso un’opinione. Sarà che io per istinto sono contro ogni forma di censura del pensiero; ma arrivare a punire un’opinione comunque non espressa, be’, questo è davvero troppo…».