Aborto, il Piemonte stanzia fondi per le future mamme. La sinistra: “È campagna neofascista”
La Regione Piemonte ha stanziato un fondo di 400mila euro per contrastare il fenomeno degli aborti per motivi economici. Si chiama “Vita nascente”. L’obiettivo, ha spiegato l’assessore alle Politiche sociali, Maurizio Marrone di FdI, che lo ha fortemente voluto, è quello di «far nascere cento bambini»: ogni futura mamma tentata dall’aborto perché in difficoltà economica in Piemonte potrà accedere a un sostegno di 4mila euro. L’iniziativa, però, è andata incontro alle critiche della sinistra e delle femministe, che l’hanno bollata come un bieco tentativo di ledere il diritto delle donne ad abortire. Se gli abortisti nostrani non ci avessero abituato al peggio, la vicenda sarebbe incredibile. Invece, è drammaticamente vera.
Il delirio della sinistra sulla «campagna popolazionista neofascista»
M5S, Pd e Luv (Liberi uguali e Verdi) hanno detto che si tratta di «una paghetta», ovvero un contributo inadeguato al sostentamento di un bambino. Si penserà: allora avrebbero voluto uno stanziamento maggiore. Non è così. Senza stare qui a sindacare sul fatto che sia proprio il M5S a parlare di «paghetta», perché questo aprirebbe tutto un altro fronte, vale la pena soffermarsi sulla definizione che ha dato della misura il capogruppo di Luv, Marco Grimaldi, per il quale «siamo in piena campagna popolazionista neofascista, con due mani tese a soggetti che praticano forme di pressione e terrorismo psicologico sulle donne che scelgono l’interruzione di gravidanza».
Il ruolo delle associazioni pro-Vita irrita gli abortisti
Il riferimento è alle associazioni pro-Vita che Marrone tempo fa ha inserito nei consultori, attraverso l’istituzione di un elenco istituzionale, e che saranno i soggetti che indirizzeranno le future mamme in difficoltà verso il sostegno regionale. Il vulnus, insomma, per gli ideologi dell’aborto senza se e senza ma è doppio: non solo le donne avranno una possibilità di scelta potendosi sentire alleggerite almeno in parte dal cappio dei conti che non tornano, ma in questa scelta potranno essere sostenute da chi ha fatto della tutela della vita la propria missione.
Se cercare di evitare gli aborti provoca «disgusto»
«Le associazioni antiabortiste non tutelano affatto la scelta della maternità, ma sono le stesse che umiliano le donne che vogliono accedere all’interruzione di gravidanza», ha tuonato il movimento Non una di meno, per il quale l’iniziativa di Marrone non può che provocare «disgusto» e sarebbe indirizzata a «squallidi fini elettorali». L’assessore comunale al Welfare, Jacopo Rosatelli, di Sinistra ecologista, poi ha bollato «quello di Morrone» come «un investimento tutto ideologico per alimentare con i soldi pubblici la propaganda anti-abortista». Anche il movimento Più di 194 voci, che raggruppa diverse sigle, ha parlato di «ennesimo attacco ideologico contro le donne» e di «una strumentalizzazione sui nostri corpi».
Il Piemonte in linea con la legge sull’aborto
Insomma, l’iniziativa di Marrone, è davvero troppo per quelli che difendono la legge 194 dimenticando però di leggerla nella sua interezza, ovvero anche in quelle parti in cui fa esplicito riferimento alla necessità che i consultori e le strutture socio-sanitarie aiutino la donna «a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza», dove fra le cause è indicata chiaramente anche l’«incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante».