Addio a Jacques Perrin, l’attore francese che amava il cinema italiano, che omaggiò con Tornatore (video)
Ci piace ricordarlo così, Jacques Perrin, in quella sequenza finale di Nuovo Cinema Paradiso, in cui si commuove fino alla lacrime – e noi con lui – guardando la lunga striscia di baci di celluloide, che la censura, e un comune senso del pudore di un’epoca lontana anni luce da oggi, aveva sforbiciato dalla pellicola. Oggi, che l’attore francese non c’è più, impossibile non congedarsi da lui con quella stessa commozione e quella malinconia che pervadevano, silenziosamente, e in un magico equilibro istrionico, i suoi personaggi. La sua recitazione. E quella raffinatezza dello sguardo, mista a una innegabile intensità nella rappresentazione scenica, che hanno accompagnato sempre il suo modo di interpretare un personaggio, o di mettersi dietro la macchina da presa.
Addio a Jacques Perrin, l’attore è morto oggi a Parigi
L’attore, regista e produttore francese, è morto oggi all’età di 80 anni a Parigi. Lo hanno annunciato i suoi familiari, citati dall’agenzia France Presse. In uno di quei messaggi laconici, stringati, che si usano divulgare in questi casi: «La famiglia ha l’immensa tristezza di informarvi della scomparsa del cineasta Jacques Perrin, oggi 21 aprile a Parigi». «Si è spento nella pace all’età di 80 anni», si legge ancora nella comunicazione trasmessa dal figlio, Mathieu Simonet. Buio in sala, allora. E fine di una vita votata al cinema e vissuta nel segno di un amore, più che corrisposto, con la settima arte e i suoi miti. I suoi sogni. I suoi inganni e i suoi riconoscimenti.
Un artista che amava l’Italia e il suo cinema
Un’esistenza, quella di Jacques Perrin, spesso sulla linea di confine che separa lo stare davanti o dietro la macchina da presa. Ma comunque dedicata al grande schermo, per cui l’attore ha recitato in oltre 70 film: tra cui grandi successi come Les Demoiselles de Rochefort del 1967 e Peau d’âne, del 1970. UN viaggio introno alla galassia di celluloide, quello di Perrin, vissuto spesso tra l’Italia e la Francia. L’amore di Un uomo a metà, (proprio come il titolo di un altro suo celebre film, diretto dall’italiano Vittorio De Seta), con cui l’attore d’oltralpe vinse nel 1966 il premio come miglior attore al Festival di Venezia. In quella che per lui fu l’affermazione dei record: bissata in quella stessa edizione della rassegna dall’attribuzione dello stesso riconoscimento anche per il film spagnolo La busca.
I film di Jacques Perrin con Magni, Zurlini e Tornatore
Un amore ricambiato, insomma, quello tra Jacques Perrin e il nostro cinema. Che l’artista francese ha omaggiato anche in veste di produttore quando, nel 1977, produsse tra l’altro Il deserto dei Tartari di Valerio Zurlini, in cui interpretò anche il ruolo del giovane protagonista: il tenente Giovanni Drogo. Poi, nel 1988 sarebbe stata la volta dello struggente ruolo di Salvatore da adulto in Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. Memorabile fu anche la sua interpretazione ne In nome del popolo sovrano (1990) di Luigi Magni, film storico-risorgimentale dove recitò nelle vesti del frate Ugo Bassi.
Il tributo al cinema e ai suoi sogni di celluloide
Una personalità poliedrica, la sua, che nel ricordare una carriera lunga e ricca, ci impone di menzionare l’importante sodalizio artistico di Perrin con Costantin Costa-Gavras, che nel 1969 aiutò a produrre Z-l’Orgia del potere. Film che vinse l’Oscar come migliore titolo straniero nel 1970. E in cui l’attore interpretò anche il ruolo del fotoreporter. Una presenza importante, quella di Jacques Perrin. Un contributo significativo, il suo, alla storia del cinema e all’immaginario che la sublima in leggenda.