Armi all’Ucraina, il dem Marcucci attacca Conte. Ma il vero bersaglio è il “campo largo” di Letta

27 Apr 2022 11:59 - di Michele Pezza
Marcucci

Fossimo nei panni di Enrico Letta, non dormiremmo sonni molto tranquilli. Non tanto per le contestazioni subite («servo della Nato») al corteo del 25 aprile, quanto per la crescente ostilità tra i dem verso Giuseppe Conte, il pezzo più pregiato del campo largo. Una volta compromesso il rapporto con lui, rischia di accartocciarsi l’intera politica di alleanze del Pd. E Letta ha più di un nemico interno. Come, ad esempio, Andrea Marcucci, già capogruppo al Senato poi giubilato in nome dell’alternanza di genere, in realtà per sospetto filo-renzismo. Non meraviglia, perciò, che sia stato il più solerte nel lanciarsi all’assalto dell’ex-premier per la sua posizione, ritenuto assai tiepida, sulle armi da inviare all’Ucraina.

Marcucci al Giornale: «L’ex-premier troppo timido sugli aiuti»

«Meno male – ha premesso in un’intervista al Giornaleche in questa situazione da brividi, abbiamo Draghi presidente del Consiglio e Guerini, ministro della difesa». Quindi ha aggiunto: «Considero molto sbagliata e molto preoccupante la nuova offensiva preannunciata da Conte sul nuovo aiuto militare al popolo invaso». In realtà, la posizione di Giuseppi, è quella di sempre. L’ha ribadita anche ieri sostenendo che il M5S si oppone all’invio di aiuti militari e a controffensive fuori dal perimetro dell’articolo 51 della Carta dell’Onu. Ma per Marcucci basta e avanza a sancirne l’incompatibilità politica e programmatica con il Pd.

È l’ex-capogruppo del Pd al Senato

Tanto è vero che non si limitato ad attaccare il capo dei 5Stelle per la sua equidistanza tra Russia e Ucraina, ma ha allargato la polemica anche alle recenti presidenziali francesi, con Conte prima attesta sul “né Macron né Le Pen” per poi aggiustare il tiro in favore del primo, a risultato acquisito. Ma all’ex-capogruppo non basta: «Quando si confrontano un europeista convinto ed una nazionalista populista, non si possono avere incertezze». E che Marcucci voglia replicare con Conte la fiaba del lupo e dell’agnello è certezza che si ricava anche dalla rievocazione del caso Petrocelli, il presidente grillino della commissione Esteri del Senato accusato di filo-putinismo. «È arrivato in Parlamento con il M5S, quelli che allora ci attaccavano per un supposto interesse alle poltrone. E lui oggi si trincera dietro ad un incarico, in cui rappresenta solo se stesso. Altro che portavoce dei cittadini», ha concluso Marcucci.

 

 

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