“Arrendetevi, siete circondati”: il Pesce d’Aprile del Fronte della Gioventù al Parlamento di inquisiti (1993)

1 Apr 2022 15:10 - di Gloria Sabatini

“Arrendetevi, siete circondati”, un centinaio di ragazzi si presenta davanti al Parlamento e si schiera a semicerchio. Era il 1993, un Parlamento di inquisiti non si  schiodava dagli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama. C’era voglia di resettare una stagione grigia, melliflua e indigesta. Fatta di scandali, politici tangentari. Magistrati padreterni come sbirri a rovesciare lo status quo. Sotto i riflettori come non mai, con vanagloria. Le mani pulite, certo. Ma anche il tintinnar di manette. Quei ragazzi erano militanti del Fronte della Gioventù, i missini under trenta.

Arrendetevi siete circondati. Pesce d’Aprile del FdG

Inscenano un innocuo assedio simboli al Palazzo del potere. Goliardico.  Non a caso scelgono il Primo Aprile. Indossano, anche sul maglione – una maglietta bianca. Con la scritta. “Arrendetevi siete circondati. Elezioni subito”. Uno slogan ripreso molti anni dopo da un Beppe Grillo con la bava alla bocca, che probabilmente ignorava il blitz della destra giovanile. Qualche slogan. Saltelli e risate. Ma il luogo è sacro (anche se frequentato da ladruncoli) e gli agenti non gradiscono quella baruffa. Che potrebbe degenerare, forse Si schierano davanti ai ragazzi, minacciano di caricarli. I più piccoli, che all’indomani si trovarono sbattuti sulla prima pagina di Repubblica come pericolosi fascisti, guardano gli adulti. Che si fa? Ci sono Gianni Alemanno, all’epoca segretario del FdG, Fabio Rampelli, segretario romano. E ancora,  a volo d’uccello, Roberta Angelilli, Marco e Laura Marsilio, Marco Scurria e Alessandro  Vicinanza .  E poi ragazze e ragazzi delle sezioni missine. Di Sommacampagna 29, sede degli universitari. Già redazione di Radio Alternativa.

Buontempo, Gasparri, Pasetto e Matteoli…

All’improvviso compare Buontempo, Teo, a dare manforte. A frapporsi tra i manifestanti e gli agenti. Con lui escono dall’aula di Montecitorio l’indimenticabile Nicola Pasetto (visibile nella foto quasi trentennale), Maurizio Gasparri, Altero Matteoli e Alessio Butti. Hanno l’immunità parlamentare, si può utilizzare con baldanzoso orgoglio per salvare i ragazzi dal commissariato. Una mezz’oretta di tira e molla. La manifestazione si scioglie e il gruppo del FdG si allontana in corteo spontaneo verso via della Stelletta fino all’incrocio di via della Scrofa. Poi ognuno a casa. “Forse faremo un comunicato stampa. Ma sì”. All’epoca si consegnavano in motorino alle sedi dei quotidiani. “Tanto nessuno scriverà nulla”.

Scatta la retata, le foto segnaletiche e le impronte

Ma non andò cosi. La goliardata divenne un “assalto fascista al Parlamento”. Un atto squadristico che impedì il “momentaneo” accesso dei parlamentari. Niente di più falso. In aula non si parla d’altro. L’ordine del giorno dei lavori viene sospeso. Emergenza, pericolo nero, democrazia è in pericolo. Nicola Mancino, all’epoca ministro dell’Interno intervenne alla Camera. Seguirono le denunce ‘preoccupate’ Di D’Alema e Bossi. Si apre il fuoco e scatta la retata. Era venerdì. Il lunedì mattina molti dei ragazzi, compresi i dirigenti, vengono raggiunti all’alba nelle proprie abitazioni. Sono quelli ripresi dalle telecamere. Nel mucchio anche chi, 15 anni. era alla sua prima manifestazione politica. Scattano le perquisizioni, le ire dei genitori, le impronte digitali. Il corpo del reato? La pericolosa t-shirt. Viene da ridere. Ma all’epoca fu un’inchiesta giudiziaria serissima. Vennero inquisiti per attentato agli organi costituzionali dodici ragazzi e Teodoro Buontempo. Il processo si concluse con una burla per i solerti pm. Assolti con formula piena perché il fatto non sussiste.

Ventinove anni dopo, un’epopea

Ventinove anni dopo viene ancora voglia di scriverne. Senza retorica, senza autoreferenza. Perché dietro quella goliardata c’erano insieme: progettualità politica, denuncia, lungimiranza, sperimentazione di nuove forme di comunicazione e di protesta. Merce rara di questi tempi. Armati di maglietta a chiedere le elezioni. Non il solito comizio, non un corteo. Andare alle urne, tutto qui. Una pretesta che gli elefantoni dello status quo ritenevano un attentato alla democrazia. Quei ragazzi (oggi cresciuti, sono ex sindaci,  parlamentari, editori, governatori di Regione) erano gli stessi che il 28 maggio 1989 (a pochi mesi dalla caduta del Muro) manifestarono a Nettuno contro l’arrivo di Bush senior. In nome dell’orgoglio nazionale e dell’indipendenza dagli Usa. Che si permettevano, con il presidente in testa, di ‘dimenticare’ i caduti italiani mentre sulla sede del comune la bandiera Usa sostituiva il tricolore. Anche lì non violenza. Ma contro i gorilla del presidente americano George W. Bush non fu una passeggiata. Feriti e arrestati. Ci vuole un certo coraggio a restare sdraiati a terra mentre ti manganella la scorta di Bush. Oggi sono ancora sulla breccia. E la generazione successiva, i ventenni di oggi che non c’erano, celebrano con autocompiacimento come un’epopea quella stagione del Fronte della Gioventù. E i predecessori del FdG guardano con tenerezza a quei pionieri-visionari che cercarono di realizzare i sogni dei più grandi.

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