Bill Clinton rivendica l’ampliamento della Nato: «Scelta corretta». Ma molti non la pensano così
In un lungo intervento sulla rivista The Atlantic Bill Clinton rivendica di essere stato lui a volere l’allargamento della Nato a Est, preoccupato dalla possibilità che la Russia «potesse non riabbracciare il comunismo, ma riabbracciare l’ultranazionalismo, sostituendo le aspirazioni imperiali alla democrazia e alla cooperazione». «Io ero consapevole – ha scritto l’ex presidente Usa – che i rapporti potevano tornare a essere conflittuali. Ma la mia opinione era che uno scenario del genere non sarebbe dipeso tanto dalla Nato quanto dall’evoluzione della Russia: sarebbe rimasta una democrazia? A cosa avrebbe affidato la sua grandezza nel XXI secolo?».
Clinton rivendica l’allargamento a Est della Nato
Clinton, nel suo intervento tradotto in Italia dal Corriere della Sera, ha ricordato che allora c’era Boris Eltsin, che lui promise di sostenere «nei suoi sforzi per costruire un’economia florida e una democrazia funzionante dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica», ma anche «che avrei anche sostenuto un allargamento della Nato per includere ex membri del Patto di Varsavia e Stati postsovietici». «La mia politica era lavorare per lo scenario migliore e contemporaneamente prepararsi per lo scenario peggiore», ha precisato Clinton, in un ragionamento in cui echeggia la consolidata volontà dei presidenti democratici di “esportare la democrazia”.
Mosca era contraria, ma «era necessario»
«Non pensavo che Eltsin avrebbe fatto una cosa del genere (adottare politiche imperialiste, ndr), ma chi poteva sapere chi sarebbe venuto dopo di lui?», ha precisato Clinton, per il quale in sintesi l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia non è l’effetto di un inasprimento del clima collegato all’allargamento della Nato a Est, ma la conferma che quella politica di allargamento «era necessaria». L’ex inquilino della Casa Bianca quindi ha respinto «l’idea che abbiamo ignorato, mancato di rispetto o cercato di isolare la Russia». «È falsa», sottolinea, aggiungendo che «sì, la Nato si è allargata nonostante le obiezioni di Mosca, ma l’allargamento dell’alleanza non era soltanto una questione di rapporti fra Stati Uniti e Russia».
Gli avvertimenti ignorati sui rischi dell’operazione
Clinton, poi, ha ricordato che quella scelta fu fortemente sostenuta, tra gli altri, da Madeleine Albright, recentemente scomparsa, ma ha anche ammesso che pure «c’erano molte opinioni rispettabili anche in senso opposto». Anche «recentemente – ha aggiunto – da alcune parti sono state rivolte critiche alla Nato, accusata di aver provocato la Russia e aver addirittura gettato le basi per l’invasione dell’Ucraina ordinata da Vladimir Putin. L’espansione dell’alleanza atlantica è stata di certo una decisione gravida di conseguenze, una decisione che continuo a considerare corretta».
L’analisi di Martino su come doveva evolvere la Nato
In Italia un’analisi approfondita sul ruolo della Nato e su come si sarebbe dovuta evolvere dopo la caduta del Muro l’ha svolta all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina da Antonio Martino, in uno dei suoi ultimi interventi prima della scomparsa avvenuta il 5 marzo. Il 25 febbraio, in un’intervista su Libero, nella quale classificò l’Ucraina come «l’ultimo capolavoro di Joe Biden», l’ex ministro degli Esteri e della Difesa nei governi Berlusconi ricordò che «la Nato era un’alleanza difensiva, ossia di tipo esclusivo, creata per escludere il Paese o il gruppo di Paesi dai quali ci si difende: in questo caso, ovviamente, l’Unione sovietica e il Patto di Varsavia. Caduti questi e svanito il rischio di una guerra tra i due blocchi, l’alleanza difensiva ha perso senso. È rimasto, però, il problema della sicurezza mondiale».
«L’alleanza non è riuscita a trasformarsi»
Quindi, la Nato avrebbe dovuto fare la scelta di trasformarsi in un’alleanza «inclusiva», puntando a coinvolgere Putin, come l’Italia di Berlusconi cercò di fare con gli accordi di Pratica di Mare. «Oggi criticare Putin è giusto e doveroso, ma la storia è molto più complessa. Putin avrebbe potuto essere prezioso e la sua Russia sarebbe stata utilissima se inserita in un’organizzazione per la sicurezza», ha spiegato Martino, sottolineando infine che «la Nato non è riuscita a trasformarsi e Mosca ha continuato a percepirla come la vecchia alleanza difensiva, creata contro l’Urss e “riconvertitasi” contro la Federazione russa. E poi, purtroppo, i rapporti tra la Russia e la Cina sono migliorati. L’importanza delle divisioni tra i due giganti dell’ex comunismo si è attenuata, mentre sono sorte tensioni nuove tra la Russia e l’Occidente».
Sergio Romano e l’invito a «farci un esame di coscienza»
In quegli stessi giorni anche l’ex ambasciatore Sergio Romano sottolineò, in un’intervista con l’agenzia di stampa Adnkronos, che «dovremmo farci un esame di coscienza e chiederci se sia stato saggio prendere in considerazione l’ingresso nella Nato di Paesi che hanno fatto parte dell’ex blocco sovietico». «Si tratta di una mossa molto sbagliata perché la Russia li considererebbe potenziali avversari», disse Romano, sottolineando che «è inevitabile aver generato sospetti e preoccupazioni della Russia».