Carola Rackete chiude l’account twitter. E Severgnini già piange. Il web: “Musk non dormirà la notte”
Non sappiamo cosa accadrà con l’acquisto di Twitter per 44 miliardi di dollari da parte di Elon Musk, fondatore e patron di Tesla. Sappiamo in compenso cosa farà Carola Rakete, la capitana della Sea Watch speronatrice. Ha fatto sapere in un tweet che lascerà il social ora nelle mani dell’uomo più ricco del mondo. Il quale aveva appena twittato: “Spero che anche i miei critici peggiori rimangano su Twitter: perché questo è ciò che significa libertà di parola”, aveva scritto Elon Musk in poco prima dell’ufficializzazione dell’accordo.
Fuga da twitter delle vestali del politicamente corretto
Carola Rackete, stanca di Twitter medita di chiudere l’account. A scriverlo è la stessa attivista sul social, poi attaccata da decine di utenti italiani ai quali dedica un nuovo tweet. “Sono stanca di Twitter, sto pensando di chiudere questo account. Soprattutto ora che Elon Musk prenderà il controllo della piattaforma. E no, non uso nemmeno altri social media“, scrive l’ex capitana della nave Sea Watch. Musk non ci dormirà la notte.
Twitter, la Rackete riceve sfottò e mastica amaro
Più o meno di questo tenore sono stati i commenti e sfottò di diversi account italiani giunti sul profilo della Rackete. Che non ha lasciato buoni ricordi nella stragrande maggioranza degli italiani, sinistra esclusa: si va da ironici ‘ciao ciao’ a commenti più pesanti e sarcastici. Lei la prende male e replica ricondividendo il tweet precedente, aggiungendo in maniera scomposta: “Penso che l’estrema destra italiana abbia davvero bisogno di una vita fuori da Twitter”.
Carola Rackete e Severgnini, fuga da twitter: cosa temono?
L’arroganza della Rackete, incona della sinistra immigrazionista, non ha limiti. La tirò fuori tutta quando la sua posizione sullo speronamento della nave della nostra Guardia di Finanza è stata archiviata. Allora, una volta che la fece franca, l’attivista antifà scoprì le carte. Ammettendo che, fin dall’inizio, il suo scopo era quello di contestare il decreto sicurezza bis. Non si sa quale piega prenderà Twitter, ma osserviamo le reazioni scomposte delle vestali del pensiero unico prenderla a male. Quasi un processo alle intenzioni. Sappiamo che negli Usa, per esempio, il cambio della guardia sta suscitato le lamentere delle vestali liberal che temono un cambio di passo di Twitter o il ritorno dei loro avversari sui social. Anche se Trump ha fatto sapere che se anche Musk rimuoverà il bando, lui rimarrà sul suo “Truth”.
Per Severgnini libertà di parole vuol dire sovversione
Come è noto, il patron di Tesla avrebbe tutta l’intenzione di fare di Twitter un presidio della libertà di parola. In casa nostra registriamo il grido d’allarme do Beppe Severgnini, altro caposaldo del pensiero mainstream. Secondo il quale “se free speech vuoldire libertà di insultare, diffamare, minacciare e mentire o di sovvertire la democrazia, allora Twitter non ci interessa più, caro Elon Musk”, scrive in quello che potrebbe essere uno degli ultimi “cinguettii”. Non si capisce bene questa botta di acidità – dalla Rackete a Severgnini- di fronte allo spauracchio della “libertà di parola”. Cosa temono? Di perdere la priorità acquisita di insultare? Il diritto di puntare il ditino accusatore senza diritto di replica?