Draghi vara il Def di guerra e sul gas russo chiede: “Volete la pace o i condizionatori accesi?”

6 Apr 2022 20:51 - di Redazione
Draghi

Crescita del Pil indietro tutta. Nella conferenza stampa di presentazione del Def 2022 Mario Draghi ha confermato che la guerra in Ucraina «ha causato un peggioramento delle prospettive di crescita». Scontato, del resto, se ad aumentare sono i prezzi dell’energia e altri beni e a calare è invece la fiducia dei cittadini. «Consumatori e imprese – ha detto il premiervedono oggi un futuro meno positivo». Il taglio delle aspettative tendenziali di crescita è stato ottenuto, si legge nel documento, «partendo da una stima Istat di crescita del Pil reale nel 2021 più elevata di quanto previsto a settembre nella Nota di Aggiornamento del Def (6,6 per cento contro 6,0)». In compenso, continua a ridursi il debito. Non subito, però. Infatti quello del 2021 subisce un leggero rialzo (150,8 per cento) rispetto alle ultime stime per effetto della revisione del Pil nominale da parte dell’Istat.

Draghi: «Deficit al 5,6%»

Draghi ha assicurato che andrà decisamente meglio nel 2022, anno in cui calerà di 4 punti per portarsi al 146,8, per poi continuare la discesa nel 2023 (145), nel 2024 (143,2) e nel 2025 (141,2). Quanto al deficit, pesano i diversi scostamenti di bilancio seguiti alla gestione dell’emergenza Covid. Per il 2022 è di oltre 9 miliardi di euro, senza scostamento, con un tendenziale per quest’anno al 5,1 per cento, che diventa 5,6 nello scenario programmatico. Secondo alcune discrezioni, durante la cabina di regia che ha preceduto il Cdm, il ministro Franco si sarebbe opposto ad un deficit più alto per non fare aumentare lo spread. Ma le vere brutte notizie arrivano dall’inflazione. Draghi ne ha anticipato «un’impennata», cui però non ne seguirà un’altra nelle retribuzioni e nei redditi da lavoro, la cui risalita – ha specificato – «sarà più moderata».

E in caso di embargo russo…

Pressoché impercettibile, invece, il calo della pressione fiscale: da 43,5 a 43,1 per cento. Il Def prende in considerazione l’ipotesi di un embargo russo su gas e petrolio. Gli scenari sono due e dipendono da come l’Italia riuscirà a diversificare l’approvvigionamento di energia. Se tutto andrà secondo i piani, la riduzione del Pil sarà di 0,8 punti nel 2022 e di 1,1 punti nel 2023. In caso contrario, la carenza di gas costringerà a razionare le scorte e l’impatto su imprese e famiglie affonderà la crescita di 2,3 punti, portando il Pil reale a +0,6 per cento quest’anno e a +0,7 il prossimo. Draghi, infine, ha annunciato per la fine del mese un nuovo decreto con 9,5 miliardi di aiuti all’economia. Servirà a ripristinare i 4,5 miliardi di euro previsti dal decreto bollette per far fronte alle spese energetiche dei cittadini.

“Volete la pace o i condizionatori accesi?”

“Noi andiamo con quello che decide l’Unione europea. Se ci propongono l’embargo sul gas e se l’Unione europea è uniforme su questo, noi saremo ben contenti di seguire, qualunque sia lo strumento che considereremo più importante ed efficace per permettere una pace. Questo è quello che vogliamo. Ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace. Di fronte a queste due cose, cosa preferiamo: la pace oppure star tranquilli con l’aria condizionata accesa tutta l’estate? Io la metterei in questi termini”, conclude il presidente del Consiglio Mario Draghi, parlando in conferenza stampa.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *