Epatiti gravi nei bambini: aumento insolito di casi in Gb. I pediatri si interrogano sul fenomeno
In aumento le epatiti gravi nei bambini: lo segnalano i pediatri inglesi e anche da noi i medici si interrogano sul fenomeno, che vede un importante rialzo dei numeri senza una causa apparente. “In Italia non sono stati segnalati casi di epatite acuta di origine sconosciuta in bimbi sani, come quelle registrate in altri Paesi, in particolare nel Regno Unito. Siamo comunque in contatto con i colleghi degli altri centri europei per seguire l’evoluzione del fenomeno e siamo vigili. Inoltre, dal punto di vista sia medico che organizzativo, c’è tutta la capacità delle strutture italiane di affrontare eventuali casi”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Giuseppe Maggiore, direttore di Epatogastroenterologia, Nutrizione e Trapianti di fegato dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
“Tutto nasce – sottolinea lo specialista – dalla segnalazione di pediatri inglesi, formalizzata da una nota dell’Ufficio di sicurezza del ministero della Salute britannico, in cui si evidenzia che c’è stato, a partire da gennaio, un aumento importante di una condizione che era generalmente rara, ovvero epatiti gravi nei bambini, tali da richiedere un trapianto. Eventi del genere sono conosciuti, in alcuni casi hanno cause definite, ma nel 50% si definiscono come ‘insufficienza epatica acuta di origine indeterminata’, proprio perché non se ne conoscono le cause. Tra l’altro i virus che un tempo erano responsabili delle epatiti gravi sono praticamente scomparsi”.
La particolarità di questa nuova situazione, evidenzia Maggiore, “è il numero concentrato di questi casi che prima si presentavano raramente: ciascun centro di riferimento pediatrico ne vedeva poche unità l’anno. Ora, invece, a Birmingham, in Inghilterra, si è avuto un aumento da 5 a 40 casi in questi mesi“.
E’ una situazione che, al momento, “non riusciamo a spiegarci – osserva l’esperto del Bambino Gesù – sia perché non si trova una causa di questo aumento, sia perché colpisce una fascia di età determinata che va dai 3 agli 8 anni” nella maggior parte dei casi.
“E anche questa è una cosa strana, perché prima queste forme erano diffuse nella fascia pediatrica a qualsiasi età”, puntualizza Maggiore che riferisce la presenza di alcuni casi anche in Olanda e Danimarca, “come ci è stato riferito dai colleghi inglesi, con i quali molti specialisti europei si stanno confrontando”. Oggi l’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità contava 74 casi nel Regno Unito, 5 in Irlanda e 3 in Spagna.
L’epatologo rimarca che, per quanto riguarda l’Italia, i centri di riferimento in grado di gestire eventuali casi ci sono. “Per i bambini con un’epatite di tale severità da inquietare i medici degli ospedali di secondo livello – dice – c’è la possibilità di allertare i centri di terzo livello, perché si sa che questi piccoli potrebbero aver bisogno di una terapia intensiva ed, eventualmente, di un trapianto. I tre principali centri di riferimento pediatrico sono Bergamo, Roma e Palermo. Con due centri con un programma pediatrico che sono Torino e Padova”.