Francia al voto, seggi aperti. Testa a testa Macron-Le Pen con una sola certezza: l’esito non sarà scontato
Tutto è pronto: la Francia al voto. Seggi aperti fino a stasera alle 20 per circa 48,8 milioni di elettori chiamati a scegliere il nuovo presidente in quello che si delinea un vero e proprio testa a testa tra Macron e la Le Pen. Il sistema elettorale prevede due turni, con un ballottaggio in programma per il 24 aprile tra i due aspiranti presidenti più votati oggi, se nessuno dei partecipanti alla corsa per l’Eliseo avrà raggiunto la maggioranza dei voti al primo turno. E in questa domenica di sfida e di verità dopo mesi di campagna elettorale, promesse e annunci, con un grande punto interrogativo che pende sull’Eliseo e sui suoi pretendenti, non si può che partire dai numeri. Quelli dei sondaggi pre-voto: che attestano con l’attendibilità della matematica percentuale il fatto che Macron ha perso cinque punti, e la rivale ne ha presi otto. E in una manciata di settimane…
Francia al voto, Macron e Le Pen verso il testa a testa
I sondaggi, sulla carta, premiano la scalata della leader del Rassemblement National e, proporzionalmente, mettono sui carboni ardenti il presidente uscente dato – secondo i calcoli presunti sul verdetto delle urne – al 51 per cento al ballottaggio. Con un margine d’errore che consente a Marine Le Pen di sognare. Sì, perché l’esito del voto che deciderà il nome del prossimo inquilino dell’Eliseo si è fatto più incerto con il passare dei giorni. E il susseguirsi di sondaggi che vedevano assottigliarsi lo scarto tra i due contendenti favoriti, anche nelle proiezioni per il secondo turno, in programma per il 24 aprile. Senza escludere una “sorpresa Mélenchon”, terzo per intenzioni di voto in vista del primo turno.
Rassemblement National in rimonta nei sondaggi
Un duello nel duello, quello che si apre con le elezioni al via da stamattina su cui il Corriere della sera, per esempio, oggi scrive: «Se Marine prende oltre il 25% dei voti di Melenchon può farcela». Pronostici che aprono alla variabile più dirompente, insomma. Specie in presenza di un’alta percentuale di indecisi e in considerazione del rischio di una forte astensione. Il 27,4% dei francesi potrebbe infatti scegliere di non andare a votare al primo turno delle presidenziali, secondo un calcolo dell’istituto Odoxa per Le Figaro. Si tratta di una percentuale vicina al livello più alto mai registrato nelle precedenti elezioni presidenziali, il 28,4% del 2002. Da allora, dopo un aumento della partecipazione al voto nel 2007, il tasso di astensione è continuato a crescere fino a raggiungere quota 22,2% nel 2017.
Macron paga lo scotto di errori e ritardi: si prevede un esito non scontato
Calcoli. Previsioni. Azzardo e variabili possibili che incombono di diritto su ogni consultazione elettorale, ma che nel caso francese piombano a ridosso di una campagna elettorale che, commentatori e polemisti d’oltralpe, hanno spesso definito “anomala”. E con il dibattito politico relegato in secondo piano rispetto all’emergenza Covid, prima di essere travolto e dominato dalla guerra in Ucraina. Ma, soprattutto, con il presidente-candidato che ha intravisto tardi il “pericolo” della defenestrazione popolare. Che ha considerato fuori tempo massimo i rischi di una Francia profonda arrabbiata. Delusa. In cerca di riscatto e di risposte.
Macron-Le Pen: solo 3 punti li separano. E la campagna elettorale spiega perché
All’Eliseo si attribuisce la flessione di Macron nei sondaggi al poco impegno nella campagna elettorale di un presidente più impegnato sul palcoscenico internazionale che interno. Macron che, dopo aver tardato fino all’ultimo a scendere ufficialmente in campo, tanto da attirarsi le critiche degli avversari per la sua sostanziale assenza, è tornato all’attacco alla vigilia del voto. Con un unico grande comizio, alla Défense Arena di Nanterre, in cui ha genericamente chiamato alla «mobilitazione generale contro gli estremi». Ha insultato l’avversario Zemmour, definendolo grossolanamente un essere «politicamente abietto». E con un’intervista alla stampa regionale in cui ha preso di mira Marion Maréchal, bollata come «erede di un clan presente alle elezioni presidenziali dagli anni Sessanta».
Ora Marine Le Pen ci crede e può sperarci
Un candidato che oggi teme un esito non scontato della prova elettorale. Che si ritrova a fare i conti con una grande avanzata dell’avversaria più temibile per lui, nell’ultimo rettilineo della campagna elettorale: Marine Le Pen, che ha passato gli ultimi 5 anni a riscattare azione e immagine del suo partito. Che ha parlato al cuore del Paese con argomenti reali e proposte concrete. Insistendo su salari. Potere d’acquisto. Prezzo della benzina. Bolletta dell’elettricità. Marine Le Pen, outsider di sempre, che oggi incrocia le dita e torna all’assalto. Credendo e sperando nella vittoria, come mai prima d’ora.