Francia, comincia il “tam tam” dei mercati: «Forti tensioni in Borsa se a vincere sarà la Le Pen»
E i mercati? L’interrogativo è praticamente d’obbligo da quando la democrazia è la vigilata speciale della finanza. Vale anche per le presidenziali francesi, mica solo per le nostre elezioni. L’affermazione di Macron al primo turno ha sprigionato quello che gli analisti descrivono come «cauto ottimismo». La Borsa di Parigi ha fatto registrare il miglior indice (Cac40) europeo con reazioni positive sul mercato obbligazionario e sul cambio euro-dollaro. Ma il pericolo resta in agguato: ha le fattezze di Marine Le Pen. Una vittoria della leader del Rassemblement National, azzarda Neil Mehta, gestore del fondo Bluebay Investment Grade Bond di Bluebay Asset Management, «sarebbe un grande choc». Il timore dei mercati è collegato al tema della Frexit, l’uscita di Parigi dall’Unione europea sulla falsariga di quanto già fatto da Londra con la Brexit.
La finanza europea teme la Frexit
In vista del ballottaggio, avverte Metha, «gli investitori dovrebbero rimanere prudenti, dati i grandi rischi e la possibile recrudescenza della frammentazione dell’Ue», malgrado l’alta inflazione e il rallentamento della crescita in Europa. Parole condivise da Filippo Diodovich, senior market strategist di Ig Italia. «La parola d’ordine – prevede – sarà cautela: assisteremo a riposizionamenti ma non a grossi movimenti». Dice di aspettarsi dalla vittoria di Macron «un leggero rialzo del comparto azionario nel breve termine». In caso di successo della Le Pen, invece, ci sarebbero «forti tensioni» destinate ad acuirsi «se dovesse promuovere un referendum sulla permanenza della Francia nell’euro».
«Marine Le Pen vuole uscire dall’euro»
E questo perché, spiega Diodovich, una decisione delle genere «potrebbe scatenare un’ondata di vendite sulla Francia, che ha un debito importante». L’Unione europea, sottolinea a sua volta il senior economist multi-asset di Nn Ip Willem Verhagen, «si trova attualmente a un crocevia». Anzi in una morsa, stretta com’è «fra una struttura dell’Unione monetaria ancora incompleta e la deglobalizzazione, che richiede più autonomia su geopolitica, difesa, industrie high-tech e produzione di energia». Occorrerebbe, in pratica, perseguire l’obiettivo di una maggiore integrazione, armonizzando i sistemi fiscali così da «rendere permanente il sistema di prestiti congiunti alla base del Next Generation Eu». Obiettivi, aggiunge, che rischierebbero di andare in frantumi con un’affermazione della Le Pen.