Il diplomatico Fédorovski: Putin è psicorigido come Stalin, ma con lui bisogna negoziare
“Putin è convinto di avere una missione che è quella di ridare la sua grandezza alla Russia“. Ad affermarlo all’Adnkronos è lo storico ed ex diplomatico russo-ucraino Vladimir Fédorovski.
“In Occidente – dice – spesso si ha un’immagine artificiale del presidente russo Vladimir Putin. Si racconta tutto e il suo contrario. Putin non è paranoico. Non vuole ricostruire l’Unione Sovietica perché è stata distrutta ed è tecnicamente impossibile ricostruirla. Vuole difendere gli interessi dei russi inventando qualcosa di artificiale e considerandosi come un continuatore di Iosif Stalin e dei grandi zar e lo fa in nome della grandezza della Russia”. L’ex diplomatico ha incontrato più volte nel passato Putin e che ha appena pubblicato in Francia ‘Poutine et l’Ukraine, les faces cachées‘ (Editions Balland) un libro che esplora proprio questi temi.
“Spesso si dice che Putin sia interessato ai soldi ma è una bugia. Altrimenti basterebbe pagarlo. E’ un uomo che è convinto, insieme alla sua cerchia, di avere una missione. Non indietreggia, è una persona psicorigida e in questo assomiglia a Stalin“, spiega ancora l’ex diplomatico che nel 1990 ha partecipato alla creazione di uno dei primi partiti democratici russi, il Movimento delle riforme democratiche. Per capire il presidente russo, sottolinea Fédorovski, “bisogna ricordarsi da dove viene. E’ un ragazzo di strada che ha imparato le regole della malavita a San Pietroburgo. Poi è uno sportivo, è un judoka, e da questa esperienza ha capito come trasformare la forza dell’avversario a suo profitto. Infine era un membro del Kgb ed è quindi un uomo abituato alla doppiezza. Insomma non è un paranoico, ha una sua logica. Ed è un uomo che vive per i rapporti di forza“.
Come spiega Fédorovski nel suo libro il progetto nazionale di Vladimir Putin consiste in un’unione la più ampia possibile intorno a concetti che colpiscono l’immaginario collettivo russo: la nostalgia dell’Urss, la religione ortodossa, l’imperialismo, il culto della personalità, il concetto euroasiatico, un paese di nuovo sulla strada giusta dopo il caos degli anni Gorbaciov e Eltsin e uno Stato forte.
“Decidere di mettere Putin le spalle al muro sarebbe un errore capitale”, aggiune Vladimir Fédorovski sottolineando la necessità di arrivare a un negoziato “win-win” un po’ come è avvenuto con la crisi dei missili di Cuba nel 1962 tra il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy e il presidente dell’Unione Sovietica Nikita Krusciov.
“Dopo giorni di tensioni hanno trovato una soluzione, e hanno salvato la faccia. E’ una soluzione di questo tipo che auspico”, spiega l’ex diplomatico che è stato uno dei portavoce della Perestroika. “Auspicare un nuovo Afghanistan per Putin, come auspicano alcuni militari, penso sia una logica molto pericolosa. Chissà di cosa potrebbe essere capace Putin messo alle strette e le spalle al muro”, sottolinea Fédorovski.
Di fronte a noi, sottolinea Fédorovski, “abbiamo tre scenari: una guerra mondiale, che purtroppo non può essere completamente esclusa; una situazione di blocco contro blocco che è già in atto e con una Russia che si allea alla Cina; un incontro tra Putin e Zelensky che permetta di trovare una soluzione a questa crisi. Lo spazio per arrivare a questa soluzione c’è ma bisogna agire molto rapidamente”.
Il rischio, se non si arriva ad un accordo, “è che la Russia si avvicini irreversibilmente alla Cina, all’India, all’Asia in generale. Gli europei pensano che Putin sia isolato. E’ ridicolo. C’è una grande parte del mondo che comprende la sua strategia: la Cina, l’India e una buona parte dei paesi africani. Dobbiamo essere lucidi. C’è la necessità di negoziare”, conclude.