Il missile russo che ha fatto strage di civili a Kramatorsk sarebbe partito da Izium. Ma restano i dubbi
Il Dipartimento alla Difesa americano ha attribuito alle forze russe la responsabilità per l’attacco contro la stazione di Kramatorsk che ha fatto almeno 50 morti. Le smentite russe non sono convincenti secondo il portavoce del Pentagono, John Kirby. “La nostra valutazione è che questo sia stato un attacco russo e che abbiano usato un missile balistico a corto raggio per effettuarlo”.
Margelletti: gli arsenali russi sono ancora pieni di missili Tochka dismessi due anni fa
Sulla questione, che è stata per l’intera giornata di venerdì 8 aprile al centro di uno scambio di accuse tra russi e ucraini, è intervenuto anche Andrea Margelletti, presidente del Cesi. Margelletti così scrive nel suo punto quotidiano sulla Stampa a proposito del missile che ha fatto strage a Kramatorsk, dove era scritta in bianco anche una dedica: “Per i bambini”.
“Il raid – scrive Margelletti – ha causato almeno 50 morti e diversi feriti, un bilancio drammatico. Mosca sostiene che il missile utilizzato – sembrerebbe dalle prime analisi un missile balistico tattico Tochka-U – sia stato lanciato dagli ucraini, e che tale sistema d’arma non sia più operativo presso le forze armate russe, che lo avrebbero ritirato dal servizio nel 2020. In realtà, non solo sembrerebbe che l’attacco sia partito dal territorio di Izium, città sotto totale controllo russo, ma non bisogna dimenticare che gli arsenali russi sono ancora pieni di stock di tali missili, e che già in altre occasioni, nel corso del conflitto in Ucraina, sembrerebbe che i russi abbiano utilizzato tale sistema d’arma”.
La verità sul missile di Kramatorsk potrebbe venire dai satelliti spia americani
Anche Repubblica scrive della difficoltà di attribuzione della strage della stazione di Kramatorsk. “Il problema – sottolinea Gianluca De Feo – è che viene utilizzato da entrambi gli eserciti e gli ordigni sono identici fin nel dettaglio: sono usciti dalle stesse catene di montaggio sovietiche. Gli ucraini ne hanno cinquecento, ereditati dalla dissoluzione dell’Armata rossa e in piccola parte aggiornati per migliorare la precisione: sono riusciti persino a centrare alcuni aerei sulla pista di Rostov, in territorio russo. Mosca due anni fa ne aveva annunciato il pensionamento, salvo poi schierare dozzine di batterie per l’invasione. Altri poi sono in dotazione alle brigate secessioniste. E tutti sin dall’inizio della guerra li impiegano spesso: nel Donbass da marzo ne sono stati fotografati parecchi, finiti un po’ ovunque. Uno pare sia caduto pure nel parco pubblico di Karkhiv, sfiorando la giostrina dei bambini”.
“Alcuni elementi indicano che quello scagliato su Donetsk fosse ucraino, mentre quello che ha fatto strage a Kramatorsk sembra russo: non ci sono prove. Forse potrebbero venire dai satelliti spia americani, che monitorano con sensori a infrarossi proprio l’accensione dei missili balistici, anche se sono tarati per avvistare quella dei grandi ordigni intercontinentali dell’apocalisse nucleare e non le piccole armi tattiche come il Tochka”.