Il no della Cisl alla patrimoniale: «Penalizza chi paga le tasse, si colpiscano evasione ed elusione»
«Colpire evasione ed elusione piuttosto che penalizzare chi paga le tasse». Il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, dice no alla patrimoniale invocata dal collega della Cgil, Maurizio Landini, invocando piuttosto «un patto sociale per difendere i salari».
La richiesta di un «patto sociale»
Sbarra, intervistato dal Corriere della Sera, ha spiegato che è stato lo stesso Mario Draghi a indicare «alle parti sociali l’obiettivo di un patto sociale, una strada auspicata da tempo dalla Cisl, per generare e redistribuire la crescita, tenendo insieme sviluppo, produttività e incremento dei redditi». «Dire di no a priori significa rifiutare il metodo della corresponsabilità e perdere l’opportunità di far partecipare il mondo del lavoro al cambiamento, relegandolo in una una logica conflittuale», ha chiarito il segretario della Cisl, facendo riferimento allo scetticismo di Landini.
La questione salariale
Poi, rispondendo a una domanda su come aumentare le retribuzioni, come chiesto dal sindacato, senza rischiare di aumentare l’inflazione, in cui Enrico Marro che firma l’intervista faceva riferimento al patto del 1992, Sbarra ha chiarito che quel riferimento «è puramente metodologico: Draghi non ha chiesto di moderare i salari, lo avesse fatto saremmo stati i primi a dire no. La questione salariale non è solo un problema sociale rilevantissimo, è un nodo cruciale macroeconomico».
La necessità di sostenere i consumi interni
«A causa degli effetti della pandemia e dell’accorciamento delle catene del valore – ha proseguito – l’export da solo non è più in grado di sostenere la ripresa. Le aziende sono legate come non mai all’andamento dei consumi interni. La sfida è rilanciare da subito le retribuzioni reali senza automatismi, che innescherebbero una rincorsa con i prezzi o salari minimi legali che porterebbero fuori dalle tutele moltissimi lavoratori. Serve – ha detto Sbarra – una politica dei redditi».
Le proposte per reperire le risorse
Le risorse si potrebbero trovare «in un nuovo scostamento di bilancio e con il rifinanziamento del fondo Sure a livello Ue, ma anche nell’incremento massiccio dei prelievi fiscali sugli extra profitti e dalla redistribuzione di tutta l’Iva aggiuntiva». «Il governo – ha avvertito il leader della Cisl – deve alleggerire il carico fiscale sulle fasce medio-popolari, defiscalizzare i frutti della contrattazione, incrementare i sostegni contro il caro bollette: i 5 miliardi previsti non bastano. Infine, per il rinnovo dei contratti, bisogna assicurare il pieno recupero dell’inflazione reale andando oltre i limiti dell’Ipca, che non recepisce la componente energia. L’adeguamento salariale dovrà avvenire durante la vigenza contrattuale, non dopo».
Il no della Cisl alla patrimoniale
Dunque, no alla patrimoniale. «Non abbiamo pregiudizi ideologici, ma – ha detto Sbarra – sarebbe meglio colpire evasione ed elusione piuttosto che penalizzare chi paga le tasse. In questo senso, pensiamo che ampliare la flat tax e aumentare il gap tra la tassazione del lavoro e quella delle rendite sarebbe un grave errore e pensiamo che anche la riforma fiscale insieme alla previdenza debba rientrare nel patto».