Il padre di Carol Maltesi scrive al killer e giura vendetta: “Se non muori in cella, ti aspetto quando esci”
“Perché non ci hai provato con me pezzo di ….? Ti aspetto quando esci dal carcere, anche dopo 30 anni”. Manifesta propositi di vendetta Fabio Maltesi, padre della 26 enne Carol, uccisa e fatta a pezzi dal vicino di casa reo confesso, Davide Fontana, a Rescaldina (Milano). Lo ha fatto con un lungo post su Facebook.
“Diavolo diavolo maledetto. Assassino psicopatico, macellaio schifoso. Come ti sei permesso di togliere la vita e torturare il bel viso e il corpo della mia bimba, anche dopo la sua morte?”. Questo il post di Fabio Maltesi. Il padre di Carol abita in Olanda e negli ultimi giorni ha dedicato diversi post su Facebook all’omicida di sua figlia. “Maledetto che hai distrutto la vita del mio angelo, togliendo via il diamante della mia di vita”, prosegue.
“Se non io, ho chi ti sistemerà, satanista, tu lo vai a pagare in un secondo la condanna a morte”. Poi conclude: “meglio che marcisci in cella di isolamento o che vai a morire lì, visto che questo non può essere nemmeno accettato veri criminali, che hanno pure un codice di rispetto per donne e bambini”. Infine ha aggiunto: “never kill a Maltesi, specially not my Carol Angie, figlia mia preziosa”, seguito da una fila di teschi.
Il sospetto del gip: l’assassino di Carol Maltesi poteva uccidere ancora
Il 31 marzo scorso, il gip Angela Corvi nel provvedimento che ha convalidava il fermo di David Fontana ha sottolineato “l’elevata probabilità” che l’uomo possa commettere in futuro gravi delitti contro la persona.
“Davvero macroscopico appare il pericolo di recidiva specifica, avuto riguardo alla inusitata gravità oggettiva e soggettiva dei fatti addebitati al Fontana. Nonché alle sue modalità realizzative, denotanti indomita ferocia ed estrema pericolosità di un soggetto che durante una situazione di completo ‘abbandono’ della vittima, che si fidava ciecamente del suo ex compagno ed intimo amico, la uccideva barbaramente, colpendola più volte con bestiale violenza, per poi tagliarle la gola. Così privando della vita – con modalità che poco o nulla hanno di compassionevole – una giovanissima donna. Madre di un bimbo ancora in tenera età, ‘colpevole’ soltanto di volere seguire i propri progetti ed aspirazioni lontano dall’indagato”, scrive il gip.
“La totale mancanza di ogni senso di umana compassione traspare limpidamente dalla complessiva condotta volta a distruggere il cadavere della Maltesi, che il Fontana sezionava, bruciava e sfigurava. Mosso esclusivamente dalla finalità di salvare sé stesso. Così facendo scempio dei resti della donna, cui pure ancora oggi afferma di avere tenuto sopra ogni cosa”.
Da ultimo, “l’assenza di qualsiasi scrupolo morale” trova dimostrazione nel fatto che, negli stessi giorni in cui si trovava a Vararo, “all’unico scopo di disfarsi della sua vittima, trovava il tempo di ‘recensire’ l’abitazione in cui era ospitato, definendolo ‘luogo magico immerso nella natura per trascorrere del tempo in totale relax. Pieno di dettagli di ottimo gusto per vivere (un) soggiorno di qualità'”.