Jacobs: “Le accuse di doping? Non credevano che un italiano potesse diventare l’uomo più veloce del mondo”
«È stata la vittoria più difficile. Venivo da un’annata super, in cui mi era andato tutto bene. In molti avevano sollevato mille dubbi: sarà deconcentrato, non avrà più fame… Tanti non conoscono l’atletica, pensano che si possa vincere l’Olimpiade così, con una botta di culo. Dovevo far capire che Tokyo non è stata un caso». Così Marcell Jacobs racconta il suo successo nella finale iridata dei 60 metri che la ha confermato, dopo il trionfo nei 100 a Tokyo, lo sprinter più veloce del mondo.
Jacobs commenta la vittoria mondiale nei 60 metri: “Tokyo non è stato un caso”
“Cosa può essere più difficile di una finale dei 100 metri olimpica? Una finale mondiale dei 60 metri indoor, e non solo perché alla fine vai a sbattere a 50 all’ora contro un materasso – spiega l’azzurro delle Fiamme Oro, nato a El Paso, in un’intervista a ‘Il Corriere della Sera’ – Avevo contro Christian Coleman: campione del mondo e recordman in carica, che era stato sospeso e quindi doveva riguadagnarsi tutti i contratti. E io ogni anno provo a saltare la stagione indoor, perché sono pigro, ma poi il mio allenatore (Camossi, ndr) mi costringe…”. Jacobs, olimpionico anche della 4×100, spiega perché dopo i Giochi si era fermato: “Perché era stata una stagione lunghissima, complicata da un infortunio. E l’energia nervosa si era spenta. Avrei rischiato di farmi male. Ho perso un sacco di soldi? Lo so, ma non fa niente”.
“Per me la leggenda si chiama ancora Pietro Mennea”
“Questo sarà l’anno più importante della mia vita: ci sono i Mondiali e gli Europei. E avrò gli occhi di tutti puntati addosso. Mi studieranno per capire come battermi”. Circa le voci sul doping, “non mi hanno toccato per nulla. Sono state messe in giro da persone che non conoscono l’atletica, e non conoscono me. Gente che non sa nulla degli anni bui, delle sofferenze, di tutte le cose che le ho raccontato. Per loro un italiano non poteva vincere l’oro nei 100. Ma io lo so quanto ci ho messo”. Dopo lo storico oro italiano è sembrato che ci fossero dissapori con Filippo Tortu: “Il nostro rapporto è normale. È un avversario. Tortu mi ha insegnato a perdere; perché non è facile saper perdere. All’inizio mi batteva. Io sapevo di poter essere più veloce di lui; ma non riuscivo a dimostrarlo”. Jacobs si esprime anche sull’esclusione dei russi dalle competizioni: “Lo sport è sempre servito a fermare le guerre. Mi metto al loro posto; si diranno: io che colpa ho?
Non ho preso io questa decisione...”. Infine, su Mennea: “Non l’ho mai incontrato, ma so che è una leggenda, che faceva allenamenti durissimi. Oggi tutti e tre i record europei della velocità sono di un italiano: i 60 e i 100 miei, i 200 suoi. Ora il mio allenatore vuole farmi provare i 200, ma io non voglio, troppa fatica. Ma almeno una volta la sua gara la devo fare”.