La banchiera di Mosca smentisce Putin sulle sanzioni: “La Russia rischia il collasso”. Lo spettro del default
Non è la prima volta che Elvira Nabiullina, 58 anni, smentisce Putin. Economista, sposata con un economista e con un figlio economista, prima di diventare governatrice della banca centrale russa nel 2013, Nabiullina è stata ministra dell’Economia nel 2008-2009: gli anni più duri della grande crisi finanziaria globale. Dopo l’invasione dell’Ucraina, il mondo occidentale ha annunciato sanzioni durissime contro Mosca, inclusa la paralisi della banca centrale, oltre al bando di un certo numero di istituti di credito dal sistema di pagamenti internazionali Swift e la confisca dei beni degli oligarchi russi in Europa.
Chi è Elvira Nabiullina, la banchiera che smentisce Putin
Nabiullina è l’unica donna “temuta” da Putin, o comunque rispettata. La governatrice della banca centrale russa traccia un quadro fosco della situazione economica che attende la Russia. Proprio mentre Vladimir Putin minimizza la sofferenza economica di Mosca per l’effwetto delle sanzioni: il “tentato blitzkrieg economico dell’Occidente contro la Russia è fallito, gli stessi iniziatori delle sanzioni sono stati danneggiati”, aveva rivendicato lo “zar”; prendendosi gioco dei Paesi sanzionatori. Ma la banchiera è l’unica che a Mosca parla chiaro e non teme l’ira di Putin. Ha lanciato un allarme. In un discorso alla Duma, ha ammesso chele sanzioni «hanno colpito in un primo momento il mercato finanziario anche se ora avranno un impatto più forte sull’economia russa». L’economia reale, s’ intende. Quindi le tasche dei cittadini russi. Secondo Nabiullina, «il periodo in cui l’economia possa vivere sulle scorte è limitato»; e la banca centrale non «proverà ad abbassare l’inflazione a ogni costo: perché questo limiterebbe l’adattamento dell’economia» alla nuova situazione caratterizzata dalle sanzioni. E’ questa la ricostruzione di Bloomberg e della Tass riguardo alla banchiera che aveva provato a dimettersi con l’invasione dello scorso 24 febbraio.
La banchiera voleva dimettersi con l’inizio della guerra
Ha quindi aggiunto: «Già nel secondo e terzo trimestre entreremo in un periodo di trasformazione strutturale e di ricerca di nuovi modelli di business», ha spiegato. Con il messaggio non tanti implicito che le aziende russe dovranno adattarsi. Putin dal coanto suo continua a concentrarsi più sui guai che l’embargo antirusso sta provocando, e provocherà, in Occidente piuttosto che in casa sua. La Nabiullina avrebbe scritto- secondo rumors – una doppia lettera di dimissioni sempre respinta da Putin. Del resto, le previsioni per un crollo russo ci sono tutte: crollo del Pil a due cifre, la sospensione dal servizio Swift, il congelamento delle riserve della banca centrale; Goldman Sachs che ha tagliato a -10% le sue previsioni sul Pil; l’export è calato del 20% nel primo trimestre e del 10% nel secondo semestre.
Quadro fosco: la banchiera contraddice Putin
Barclays, addirittura, peggiora il quadro prevedendo un -12,4% quest’ anno e ha avvertito che «a causa delle attuali condizioni geopolitiche, riteniamo che le sanzioni dureranno a lungo». L’Occidente spinge verso l’isolamento di Mosca, ma la Russia nega, visto il saldo delle obbligazioni in rubli e visti i beni congelati nei Paesi esteri. Ma a preoccupare davvero è l’inflazione, diretta verso il 25%. Così l’economia rischia il crollo verticale ed è proprio ciò che la banchiera centrale russa teme di più.
“Forbes” la inserì tra le donne più potenti
Nabiullina è una solida economista rispettata anche all’estero. Nel 2015 il mensile di lingua inglese Euromoney l’ha nominato banchiera centrale dell’anno, lo stesso riconoscimento che le ha attribuito la rivista britannica The Bankernel 2017. Sotto la sua guida, negli ultimi anni, la Banca di Russia (Cbr)ha aumentato i tassi di interesse, lasciato fluttuare il cambio e fissato un tetto all’inflazione al 4% (ora è all’8,7%), per stabilizzare il sistema finanziario e attirare gli investimenti stranieri. Perfino Forbes ha celebrato Nabiullina, figlia di un camionista e un’operaia, inserendola, nel maggio 2014, tra le donne più potenti del mondo per aver gestito il cambio del rublo durante la prima crisi ucraina, culminata nell’annessione russa della Crimea.