La guerra manda in frantumi la sinistra: il “campo largo” di Letta ora somiglia a un campo profughi
Mentre disegna nuovi confini tra Russia e Ucraina, la guerra cancella quelli fin qui noti della sinistra italiana. Nulla sarà come prima nel “campo largo” vagheggiato da Enrico Letta. A cominciare dall’asse Pd-M5S, sempre più traballante dopo l’alzata d’ingegno di Conte sui soldi da destinare alle spese militari. Alle convulsioni grilline si aggiungono poi i tentativi di micro-alleanze tra Verdi e Sinistra Italiana e le intese in via di perfezionamento, tipo ManifestA (Luigi de Magistris), Rifondazione comunista e Potere al popolo. E se non citiamo il gruppuscolo di Articolo 1, è solo perché Bersani e Speranza meditano il ritorno del Pd. Come loro anche D’Alema, quantunque il suo nome crei più imbarazzo che altro a seguito dei torbidi in cui è precipitato dopo lo scoppio del cosiddetto Colombia-gate.
La mina grillina nel “campo largo”
Dal Nazareno, Letta osserva questi smottamenti ma senza preoccuparsi più di tanto. Anzi, guarda anche con favore al tentativo dei “piccoli” di semplificare il vasto arcipelago della gauche nostrana. Così sarà anche più facile – pensa – raggrupparli quando ci sarà da far fronte al solito pericolo da fronteggiare, al “fascista” di turno da respingere. Il problema, semmai, sono i 5Stelle. La loro percentuale, tuttora a doppia cifra, è vitale per l’esistenza stessa del “campo largo“. È il motivo per cui i dem hanno trattenuto rabbia e sdegno nel frangente della ventilata crisi di governo sull’obiettivo del 2 per cento da destinare agli impegni Nato. Va da sé che se a far le bizze di Conte fosse stato Salvini, Letta e compagni non avrebbero esitato ad invocarne la cacciata dalla maggioranza. In questo caso, invece, si sono limitati a qualche fraterno rimbrotto.
Renzi e Calenda: «O noi o Conte»
Comunque sia, il Pd non ritiene realistico lo scenario in base al quale, alle prossime elezioni politiche, i grillini potrebbero correre da soli. In tal senso, informa la Stampa, al Nazareno circola un sondaggio secondo cui il numero dei parlamentari pentastellati eletti con la quota proporzionale (nei collegi uninominali non vincerebbe nessuno di loro) oscillerebbe tra 24 e 35. Oggi sono 225. Un salasso mortale. Tutto risolto, dunque, per il “campo largo“?. Non proprio. Innanzitutto perché il centrodestra è stabilmente avanti nei sondaggi, e non di poco. E soprattutto perché sia Italia Viva sia Azione (e +Europa), che insieme fanno circa il 7 per cento nei sondaggi, insistono nel sottolineare la loro incompatibilità con i grillini. A maggior ragione ora che la sortita di Conte ha rinfoderato le antiche pulsioni anti-sistema. O lui o noi, ragionano Renzi e Calenda. Ultimatum che trasforma il “campo largo” in una coperta corta. A Letta spetta decidere se lasciare scoperta la testa o i piedi.