Le colombe e il corvo a San Pietro nel 2014. Un presagio della guerra? Il Papa aveva parlato dell’Ucraina
Sono passati parecchi anni da quando, in occasione dell’Angelus del 26 gennaio 2014, Papa Francesco liberò due colombe in piazza San Pietro. Subito i volatili furono attaccati da un gabbiano e da un corvo. Le due colombe, simbolo di pace, ebbero vita breve. L’avvenimento, all’epoca, fece scalpore. Si parlò di presagi negativi.
Ebbene il Papa aveva appena invitato i fedeli a pregare per le violenze in Ucraina che avrebbero di lì a poco condotto alla guerra nel Donbass di cui ancora oggi quelle popolazioni pagano le conseguenze. Era un “segno” premonitore della devastante guerra in atto? Sui social c’è chi collega i due avvenimenti, anche se così lontani nel tempo.
Nelle ore seguenti l’attacco alle colombe, fotografato da molti reporter delle agenzie internazionali, le immagini circolarono molto sui social, con post ironici sull’accaduto e altri che presero più sul serio la vicenda parlando di messaggio divino. Non mancarono le polemiche sul numero di volatili predatori presenti a Roma.
Furono interpellati anche gli etologi, i quali sottolinearono quanto stava avvenendo nella fauna della capitale, i cui cieli sono sempre più abitati da rapaci di grandi dimensioni. “Il timore – scrisse il quotidiano romano Il Messaggero – è che San Pietro possa diventare terreno di caccia per questi uccelli, e che le colombe possano trasformarsi in prede facili. Più che della pace insomma, è il trionfo della legge della natura, che pacifica non è”.
Ma accanto alla spiegazione più razionale e scientifica non mancarono, come non mancano oggi, riferimenti alla potenza dei “segni”. All’epoca i tradizionalisti antibergogliani lessero l’infausto evento come un segnale della decadenza della Chiesa sotto il pontificato di Francesco. Oggi quello stesso Papa si batte per la pace con la parola e con la preghiera. E per ora i suoi inviti hanno fatto la fine di quelle colombe bianche liberate nella pazza del Vaticano otto anni fa.