L’estetica retrò dei “kompagni” della Sapienza contro l’imperialismo. Né con la Nato né con la Russia

1 Apr 2022 20:36 - di Redazione
Sapienza

E’ abbastanza esilarante il racconto che fa oggi Il Foglio sulla mobilitazione degli studenti di Lettere dell’Università La Sapienza di Roma – “covo” di irriducibili nostalgici degli anni Settanta- che sono in mobilitazione contro la guerra. “Stesse involuzioni e astrazioni degli anni Settanta (ma con la schwa)”.

Sibillina la scritta “Né con la vostra guerra né con la vostra pace“. Come a segnare una alterità rivoluzionaria che esiste solo nella mente di chi ha vergato quello striscione. E ancora: “Né con la Russia né con l’imperialismo della Nato“. Quello di Putin, ovvio, non è per loro imperialismo.

“La facoltà di Lettere della Sapienza è occupata, da mercoledì notte – racconta Il Foglio – In teoria. Ma senza il green pass, che tu sia occupante o giornalista, non ci entri. Niente da fare. Difficile immaginare qualcosa di simile ai tempi in cui Indiani metropolitani e Autonomia operaia cacciavano a calci nel sedere (e sassaiole) il segretario generale della Cgil Luciano Lama. Ma tant’ è. Però l’estetica cui si rifanno i ragazzi è quella di allora…Tuttavia l’impegno filologico è indubbio. Si vede che studiano Lettere. C’è la cassa col microfono mezzo scassato, ci sono gli uditori seduti in cerchi tipo “Fragole e sangue”, arrivano i fumogeni rossi, il vecchio caro “né-né”, e c’è anche il comunicato. Questo: “Davanti al disastro della guerra in Ucraina sentiamo la necessità di prendere parola per la pace e di ribadire che i luoghi del sapere non sono neutri”.

In realtà, non sono affatto neutri. Visto che citano “articoli di geopolitica apparsi, dicono, su mai sentite riviste internazionali che tuttavia non lasciano dubbio alcuno: l’industria americana lavora da anni per indebolire la Russia. Uno degli studenti concede tuttavia che “anche la Russia non può piacerci”. Ma va? Però in un lampo aggiunge che ovviamente “Putin è il prodotto malato della classe dirigente di comodo che hanno piazzato gli occidentali in Russia dopo il crollo dell’Unione sovietica”. E a quel punto sì che è tutto chiaro.

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