L’ex-direttore del Dis, Vecchione conferma: Cecilia Marogna collaborò con i Servizi
L’ex-direttore del Dis, Gennaro Vecchione conferma che l’analista di intelligence, Cecilia Marogna collaborò con i Servizi segreti italiani a tal punto che, su input del Copasir, il Comitato Parlamentare di controllo sugli 007, venne disposta un’inchiesta interna volta a verificare la correttezza e la legittimità delle condotte poste in essere da soggetti appartenenti al Comparto” su “fatti ben circostanziati”.
E da quell’inchiesta interna sulla collaborazione della Marogna con gli 007 italiani “si sono tratte utili indicazioni per richiedere al Comparto un potenziamento dell’azione ispettiva interna in modo che i comportamenti del proprio personale siano sempre all’altezza dei delicati compiti assegnati”.
La vicenda dell’inchiesta interna chiesta con apposita delibera il 20 maggio 2021 dal Copasir sui rapporti della Marogna con l’intelligence italiana è emersa oggi perché alcuni organi di stampa hanno ipotizzato che, invece, quegli accertamenti avessero riguardato la visita in Italia della delegazione statunitense guidata dall’allora segretario alla Giustizia Usa William Barr spedito in Italia per verificare se fosse stato confezionato qui il Russiagate.
Ed è stato appunto l’ex-Direttore generale del Dis, Gennaro Vecchione nelle precisazioni diffuse oggi all’Adnkronos sul cosiddetto ‘Russiagate‘, a spiegare che il Comitato parlamentare chiamava in causa quelli che l’ex-capo del Dis definisce ‘fatti ben circostanziati’ su quest’altra vicenda, la questione Marogna. Che collaborò anche con la segreteria di Stato vaticana, in particolare con il cardinale Angelo Becciu. Ora sono entrambi a processo in Vaticano.
Nel paragrafo 11.1 della recente relazione del Copasir al Parlamento, richiamato da Vecchione nella sua dichiarazione, in particolare si fa riferimento alla richiesta al presidente del Consiglio di attivare un’inchiesta interna sulla “legittimità e la correttezza del comportamento di alcuni dipendenti degli Organismi di informazione e sicurezza in relazione ai contenuti dell’esposto presentato dalla signora Cecilia Marogna“, esposto pervenuto al Copasir il 12 maggio 2021.
Sulla vicenda “già vi erano state richieste di chiarimenti rivolte al direttore dell’Aise, Giovanni Caravelli e al direttore del Dis pro tempore, prefetto Gennaro Vecchione, nelle rispettive audizioni del 6 e dell’11 maggio 2021, a seguito di alcune dichiarazioni della dottoressa Marogna alla trasmissione Report”.
Nella relazione al Parlamento, il Copasir sottolineava che “per la prima volta il Comitato ha reputato doveroso dare impulso al meccanismo previsto dall’articolo 34 della legge 124 del 2007, che ha promosso un’inchiesta interna volta a verificare la correttezza e la legittimità delle condotte poste in essere da soggetti appartenenti al Comparto“.
Al di là del caso specifico, “si sono tratte utili indicazioni per richiedere al Comparto un potenziamento dell’azione ispettiva interna in modo che i comportamenti del proprio personale siano sempre all’altezza dei delicati compiti assegnati”.
Alle parole di Vecchione reagisce il procuratore in atti della Marogna, il professor Riccardo Sindoca.
“Si sta ancora attendendo di conoscere a che titolo la dottoressa Immacolata Chaouqui abbia dichiarato a Giorgio Mottola di Report di aver avuto interesse ad appropriarsi dei carteggi intercorsi tra Cecilia Marogna ed il generale Luciano Carta, allora vertice dell’Aise, fatto questo di inaudita gravità e che ancora attende la dovuta chiarezza”, dice il procuratore in atti dell’analista di intelligence.
“Non solo questo – aggiunge Sindoca. – Cecilia Marogna attende ancora di sapere come mai un esterno alla segreteria di Stato vaticana fosse a conoscenza delle mail che la stessa inviava al Segretario di Stato Monsignor Parolin e lo fosse in tempo reale al punto di chiedere di ‘reinviarla’ poiché a sua detta non fosse ancora pervenuta come visibile sul server della Segreteria di Stato”.
“Che ruolo hanno avuto i ‘vari Servizi segreti ‘ nelle sue vicende che poi l’hanno vista arrestata ingiustamente e ‘spesa all’opinione pubblica per ciò che non è mai stata, ovvero la ragazzina dello shopping o peggio ancora la “Dama del Cardinale”?, incalza Sindoca.
“A chi faceva e fa paura l’operato profuso da Cecilia Marogna? Forse – lascia cadere il procuratore in atti dell’analista – anche a chi, per conto dei russi, era intenzionato ad acquisire un immobile in Città del Vaticano e per farci cosa poi?”.
“Cecilia Marogna – rivela Sindoca – tenne lontano queste pretese così come quelle avanzate in ordine ad una parte delle reliquie di San Nicola”.