Makariv come Bucha, strage di civili, torture e stupri: 133 morti. Granate nei rifugi, cecchini sugli elicotteri
Strage a Makariv. Come a Bucha: le immagini dello scempio e della ferocia si ripetono e si rinnovano, come nel più tragico dei copioni di guerra, alzando l’asticella dell’orrore e aumentando la portata della devastazione. Vadim Tokar, il sindaco di Makariv, città ucraina teatro dell’ennesima dimostrazione di brutalità da parte dell’esercito russo, riferisce quanto ha visto con i suoi occhi. Quello che gli hanno raccontato gli abitanti. Immagini e parole che descrivono un inferno di terrore e di morte. Di abusi e violenze. «Ci sono stati cadaveri trovati con le mani legate e almeno due casi di donne stuprate e poi uccise: una di queste è stata sgozzata. Abbiamo trovato i corpi», ha detto allora il sindaco di Makariv in base a quanto riporta, tra gli altri, il sito del Tgcom24. «In alcune case i militari russi hanno lanciato le granate nei rifugi, perché non volevano ci nascondessimo», hanno denunciato gli abitanti. Altri ancora, poi, hanno riferito di «spari alle auto in strada dagli elicotteri dell’esercito russo».
Makariv come Bucha: strage di civili, torture e stupri
Insomma, si uccide da ogni angolazione. Con ogni mezzo. E alla cieca. In un tiro al bersaglio ininterrotto e incrudelito solo da abusi e soprusi di ogni genere. Per il ministero della Difesa ucraino si tratta di «un nuovo, mostruoso crimine di guerra». Una mattanza che il sindaco soldato di Makariv – che prima della guerra era un avvocato, ma che ora indossa una divisa militare come se fosse al fronte – descrive in questi termini: «Fin dallo scorso 25 febbraio i morti sono sparsi nelle case. Sotto gli edifici crollati. Quelli che erano in strada sono stati recuperati». E la sua testimonianza cruda è provata dai reportage dei giornalisti che sono arrivati sul luogo del massacro. Dai racconti dei superstiti che hanno il coraggio di uscire da casa. Di chi si è rifugiato con parenti, vicini, animali domestici, in cantine buie, umide e fredde. In fuga da case diventate polveriere. Trappole mortali abbandonate in favore di rifugi. Un riparo violato dai soldati russi che anche lì hanno lanciato granate per uccidere persone, animali…
Non solo Makariv, i russi si preparano a creare l’inferno nel Donbass
Città martoriate: Markiv come Bucha. Come Mariupol: da dove il consigliere del sindaco, Petr Andryushchenko, su Telegram ha postato una denuncia, rilanciata dall’agenzia Unian: «A Mariupol, gli occupanti russi hanno organizzato una “operazione di pulizia” tra i civili. I soldati di Mosca li uccidono per strada». Città fantasma, quelle ucraine, che spalancano altre porte sull’inferno. Realtà che vanno a corroborare tragicamente una certezza estesa a tutta l’Ucraina. Quella espressa da Serhiy Haidai, governatore della provincia di Luhansk, nel Donbass, che intervistato dal Corriere della Sera afferma: «Per cantare vittoria Putin deve conquistare tutto il Donbass, soprattutto dopo la sconfitta di Kiev. Parla di “liberazione” ma vuole il nostro territorio per questioni strategiche e per le sue miniere. Da queste parti la nostra difesa è più forte, quindi per raggiungere l’obiettivo distruggeranno tutto. Vogliono cancellarci dalla faccia della Terra. Ma noi resisteremo»…
Bucha, Makariv, Mariupol: per il governatore di Luhansk nel Donbass sarà anche “peggio”
La Nato valuta un esercito permanente ai confini orientali dell’Europa
Intanto, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha annunciato che l’Alleanza Atlantica sta valutando la possibilità di dispiegare una presenza permanente di truppe lungo il confine orientale dell’Alleanza in risposta all’invasione russa dell’Ucraina. «Indipendentemente da quando e come finirà il conflitto in Ucraina, la guerra ha già avuto conseguenze a lungo termine per la nostra sicurezza. La Nato deve adattarsi a questa nuova realtà. Ed è esattamente quello che stiamo facendo», ha detto Stoltenberg in un’intervista con il quotidiano britannico The Telegraph. «La Nato – ha aggiunto – è l’Alleanza di maggior successo nella storia per due motivi. Uno è che siamo stati in grado di unire Europa e Nord America. L’altro è che siamo stati in grado di cambiare quando il mondo cambia. Ora il mondo sta cambiando. E la Nato sta cambiando» con lui.