Mughini smonta la retorica resistenziale: “L’Italia non è stata liberata dai partigiani” (video)
“Bisognerebbe fare un monumento a Mughini…”, recita un commento sui social sulla pagina di Stasera Italia su Rete 4. Da Barbara Palombelli era tutta una retorica resistenziale durante la puntata del 25 aprile. Con Pierferdinando Casini e Giovanni Toti a decantare quanto sia stata una festa mai così unitaria come quest’anno… E con Mughini – trionfatore della serata- a dare una lezione di storia e a mettere in chiaro alcuni concetti “dimenticati”. Toti e Casini forse erano scollegati dal mondo nelle settimane che hanno preceduto e accompagnato una “festa” della liberazione mai così imbarazzante come questa del 2022.
Mughini a “Stasera Italia” smonta la retorica resistenziale
Disordini da Roma a Milano, passando per Bologna e Reggio Emilia, dove pure una bambina è stata aggredita e indotta a deporre le sue bandiere, quella Usa e il Tricolore; con le quali era scesa a manifestare liberamente. La violenza dei pacifisti…Bandiere Nato e usa bruciate nel corteo della Capitale. Contestazioni contro la Brigata ebraica; Letta duramente contestato con slogan “Servo dell’America via dal corteo, no alle armi”. Se questa vi sembra uno dei 25 aprile più unitario… A un certo punto Mughini, alla sua maniera si spazientisce quando sente per l’ennesima volta parlare di unità e paragonare la Resistenza italiana alla guerra in Ucraina. “Ma cosa c’entraaaa”, dice con il suo eloquio tipico.
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Dobbiamo la liberazione dell'Italia agli alleati: a #StaseraItalia interviene Giampiero Mughini pic.twitter.com/aoe4WiqkTr
— Stasera Italia (@StaseraItalia) April 25, 2022
Mughini: il paragone tra la Resistenza italina e quella ucraina non sussiste storicamente”
Quando la Palombelli gli dà la parola Mughini – che già su Dagospia era intervenuto in maniera netta sul tema 25 aprile- dice: “La guerra contro il nazifascismo non l’hanno vinta né quelli che andarono sulle montagne né quelli che ammazzavano più o meno a caso un tedesco o un repubblichino di passaggio nelle grandi città. La guerra l’hanno vinta i milioni di uomini che gli Alleati mobilitarono pur di piantare gli stivali sulle spiagge della Normandia e liberare palmo a palmo l’Europa; almeno fin dove erano arrivati i russi, i quali non liberarono nulla di nulla ma solo sostituirono un regime dittatoriale con un altro”. Gli altri lo ascoltano in silenzio. Palombelli rilancia, sorniona, la discussione: “Ma allora, Giampiero, dovremmo trovare un’altra data invece del 25 aprile?
“Gli italiani si ammazzavano tra loro”
Ma quale nuova data, si tratta di prendere atto consapevolmente di come si sono svolti i fatti storici. L’editorialista e scrittore, bibliofilo e collezionista di libri nel scritti e ne ha letti. Toti e Casini non entrano nel merito. E lui prosegue C’è un aspetto su cui Mughini non accetta paragoni insostenibili storicamente: “Allibisco”, dice, prendendosi la scena. “Non c’è nessun paragone simbolico possibile tra quello che è accaduto tra il 1943 e il 45. Noi eravamo entrati in guerra dalla parte dei tedeschi. Non siamo mai stati come l’Ucraina rispetto all’Urss. Abbiamo dato un colpo alla Francia annichilita dai carri armati tedeschi. Poi ce le hanno suonate di santa ragione e i fascisti hanno buttato giù Mussolini: così abbiamo cambiato fronte -ricostruisce Mughini- . Due anni di guerra. Altro che resistenza degli ucraini contro la Russia. È stata una guerra civile quella combattuta in Italia ”. E scandisce “guerra civile”. Capito?
“L’Italia non è stata liberata dai partigiani”
“Gli italiani si ammazzavano tra loro: che c’entra tutto questo?” con la situazione in Ucraina?, ha affermato con la consueta verve oratoria. “La Resistenza è una testimonianza morale- dice con grande onestà intellettuale Mughini- ma l’Italia non è stata liberata dai Partigiani. È una sciocchezza, ci si dovrebbe persino vergognare a dirlo. Dobbiamo essere consapevoli che a 75 anni dagli avvenimenti quella topografia fattuale e morale non ha più alcun senso. Io appartengo ad una generazione per la quale il cosiddetto antifascismo militante, che rievocava i fatti della guerra civile in maniera esasperata, ha alimentato il terrorismo. È stata una tragedia: morti a centinaia. Non chiedo al Paese di dimenticare, ma – ha concluso – di trovare una memoria più matura, che non sia divisiva”.