Rai, parola d’ordine: basta talk show pollaio. Dopo il caso Orsini, ecco il regolamento della Vigilanza: i 5 punti

9 Apr 2022 11:53 - di Chiara Volpi
talk show

La parola d’ordine che circola in questi giorni nei corridoi di Viale Mazzini è: «Evitare altri casi Orsini». Un monito che risuona, vibrante, in un documento che la Commissione di Vigilanza Rai ha delineato e proposto. Una risoluzione in cinque punti, spiega il presidente Alberto Barachini, per scoraggiare «l’effetto pollaio». E da «tradurre in una mozione unitaria votata da tutti i gruppi parlamentari». Un provvedimento che, nell’analizzare i problemi riscontrati, ne avanza anche le possibili soluzioni. Indicando 5 regole ferree a cui attenersi. Che sono: selezionare come commentatori solo persone di comprovata competenza ed autorevolezza. Ruotare le presenze per favorire una pluralità di voci. Privilegiare ospiti a titolo gratuito. Evitare la spettacolarizzazione e la ricerca del dato di ascolto. Garantire la veridicità dell’informazione e la rigorosa selezione delle fonti. E assicurare l’equilibrio corretto delle posizioni esposte.

La Commissione di Vigilanza Rai contro i Talk show “pollaio”

O meglio: recidere ad ogni costo la possibilità che figure “specializzate” interpellate per discutere e commentare la guerra in Ucraina diventino i nuovi “prezzemolini” di turno, capaci di germogliare e mettere radici nel piccolo schermo come i virologi, gli esperti e i tuttologi lanciati nell’era Covid. Al bando, insomma, truppe di opinionisti, invitati allo scopo di inscenare il teatrino più redditizio in termini di ascolti e “fare ammuina”. Scatenare risse. Cavalcare la moda della tifoseria di turno che, dopo Pro e No vax, ora imperversa tra filo Selzensky e sostenitori di Putin. Un copione arci-noto che, nell’ultimo periodo, ha creato diversi incidenti sul set. In particolare nello studio di Cartabianca su Raitre, dove da settimane è in corso un infuocato scontro la la conduttrice Bianca Berlinguer e il suo direttore di rete Franco Di Mare sulla gestione del programma.

Il pacchetto di regole dopo il caso Orsini, ma non solo…

E allora, ecco la soluzione argine al dilagare di commentatori, opinionisti e maître a penser, che la Commissione di Vigilanza ha individuato e sta delineando, per inviarla poi alla Tv di Stato. Una proposta articolata in cinque punti «da tradurre in una mozione unitaria votata da tutti i gruppi parlamentari», come afferma il presidente Alberto Barachini, per scoraggiare «l’effetto pollaio». Certo, spiega Il Giornale oggi, «il documento non nasce contro il professore di sociologia del terrorismo», ma come pacchetto di regole che la commissione di Vigilanza preparerebbe per i talk (basta tuttologi, largo ad ospiti competenti. Rotazione delle presenze per evitare le solite conventicole. Rifuggire come la peste la rappresentazione pop-trash o anche semplicemente teatrale dei contraddittori e delle contraddizioni) in tv. Dove a spadroneggiare sono spesso ospiti invitati più per fare polemica e alzare (i toni) e di mezzo punto lo share, più che per fare informazione.

Talk show, il documento della Commissione di Vigilanza in 5 punti

E allora eccoli i 5 punti, che riassumiamo in uno schema esemplificativo.

1)  La “qualità” degli ospiti: che devono essere «solo persone di comprovata competenza e autorevolezza». Vale a dire: niente più esperti autoproclamatisi tali, ma soltanto invitati doc, con un curriculum verificabile.

2) Favorire e incrementare la «rotazione delle presenze» al fine di «aumentare la pluralità delle voci». E di evitare che si generino rapporti umani di qualsiasi tipo all’interno dei programmi. Creando una corsia preferenziale per personalismi e istrionismi.

3) Il terzo punto riguarda l’aspetto economico. E chiede di «privilegiare» le ospitate gratuite. Una ferita ancora aperta e ancora dolente, quest’ultima, dopo la decisione della Rai di stralciare il contratto di Alessandro Orsini. In base al quale “l’esperto” avrebbe dovuto percepire 2mila euro a puntata per presenziare a Cartabianca.

4) «Evitare la rappresentazione teatrale degli opposti e delle contraddizioni, alla ricerca della spettacolarizzazione e del dato di ascolto». Ossia, il vero vulnus dell’intera questione che ruota attorno alla galassia dei talk show. Una sorta di richiamo deontologico ai precetti giornalisti e, più in generale, ai doveri di cronaca avulsi da spettacolarizzazioni. Barocchismi. Istrionismi. Insomma, un monito a smetterla con la “caciara” che procaccia ascolti, ma mortifica l’informazione, trasformando il confronto in uno scontro acceso, troppo spesso senza esclusione di colpi.

5) In ultimo, il quinto punto, strettamente connesso al precedente: «Contrastare la disinformazione. Garantire la veridicità delle notizie e delle fonti. Puntando ad assicurare l’equilibrio corretto delle posizioni esposte». Laddove proprio “equilibrio” risulta essere la parola chiave…

 

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