Rassegna stampa: il sogno di Giorgia e il cuore dei “fratelli”, tra donna Assunta e Ramelli

30 Apr 2022 11:15 - di Luca Maurelli

Scoppiettante e ricco di spunti il racconto della prima giornata della conferenza programmatica di FdI a Milano, tra citazioni della Meloni, analisi politiche del progetto per riunire i Conservatori, pettegolezzi sul possibile saluto “lombardo” e non romano di Salvini, enfatizzazioni delle tensioni in atto nel centrodestra. Ma anche tanti spunti a margine, dal racconto della mattinata di Giorgia a Milano, con la cerimonia in ricordo di Sergio Ramelli, accanto al sindaco di Milano Sala (senza la fascia tricolore per evitare nuove crisette isteriche dell’Anpi) al Pantheon di citazioni iconiche della destra moderna, da Pasolini a Tolkien, ma anche Guccini che apre i lavori con “L’avvelenata”, al ricordo commosso di donna Assunta Almirante col tributo della platea del Mico dopo l’intervento di Massimo Magliaro, storico portavoce di Almirante.

La rassegna stampa: Giorgia Meloni, donna ma non quota rosa

Il Corriere della Sera sceglie “il tempo delle donne”, come titolo per sintetizzare l’ascesa politica e il sogno di Giorgia Meloni, incubo per quella sinistra che sulle donne fa battaglie ideologiche senza mai premiarle nei ruoli chiave. Giorgia, invece, si propone anche come donna a cui potrebbe toccare finalmente una premiership fondata sul consenso e non sulle quote rosa. “La Conferenza insomma serve a dimostrare che questo partito può essere parte del centrodestra in posizione preminente così come, se servirà, rappresentarlo da solo, con a capo una donna in questo che deve essere ‘il tempo delle donne’. Grazie a ‘proposte giuste e persone giuste al posto giusto’, che ci sono già e si aggiungeranno per combattere ‘l’accusa ridicola di non avere classe dirigente, quando oggi c’è Speranza a combattere la pandemia e Di Maio la guerra… Noi ci faremo trovare pronti…'”, sono le frasi che il quotidiano milanese sceglie per sintetizzare il senso del discorso della Meloni. Il commentatore Massimo Franco, invece, fa notare non senza malizia come “scegliere Milano come punto di partenza di una campagna elettorale che punta al 2023 e perfino a Palazzo Chigi significa disdire un tacito patto per dividere le sfere di influenza dei tre partiti: Lega a Nord, FdI al Centro-Sud e FI come forza nazionale”. “Salvini ha tentato di darsi un’identità meno connotata geograficamente. Ma ora è Meloni a cercare lo sfondamento oltre il Po. Vuole riscrivere perimetro e rapporti di forza nel centrodestra…”, conclude Franco.

E il Pantheon della nuova destra? “Molto è cambiato nel partito, e non solo per i fumi e l’aria di convention Usa che si respira al Mico. Nel pantheon ideale dei Conservatori oggi c’è posto anche per Pier Paolo Pasolini e Hannah Arendt, oltre ai più prevedibili Chesterton e Tolkien. E la convention inizia sulle note dell”Avvelenata’ di Francesco Guccini”, racconta il Corriere.

La collocazione internazionale di FdI e il “patriottismo ucraino”

Il Domani, invece, si sofferma sullo scenario internazionale e sul “patriottismo meloniano” che si riversa sull’Ucraina. “La guerra diventa l’argomento per contrapporre i ‘finti profughi’ con i profughi veri che scappano dal conflitto di Kiev, strizzando l’occhio a Polonia e Ungheria che per questo avrebbero accolto in modo solidale gli ucraini. La leader di FdI ha rivendicato la scelta di schierarsi immediatamente contro l’invasione e rimarcato il patriottismo di chi ‘combatte per difendere la propria terra’. Nella retorica meloniana, infatti, il conflitto bellico è una sorta di spartiacque per i nuovi assetti mondiali…”.

Le liti nel centrodestra e il Pantheon moderno

Sceglie il tema del conflitto nel centrodestra Il Fatto Quotidiano, che enfatizza i problemi del centrodestra nella scelta dei candidati alle amministrative e sull’annuncio di La Russa sul forfait di Salvini, anche se un’improvvisata non è da escludere mentre Il Foglio si lancia in una citazione dotta, Luchino Visconti e “Rocco e i suoi fratelli”. “La Meloni smonta la retorica grillina dell’uno vale uno. Standing ovation. Cita Prezzolini, che sta nel largo pantheon di FDI (come Longanesi, Flaiano, Giovanni Paolo II, Scruton, Sarfatti, Ferrari e pure Pasolini: tutti immortalati fuori dalla sala). Meloni avvisa che l’alta quota non deve dare alla testa. Non ci sono musiche celtiche ad accoglierla, ma Rino Gaetano e Francesco Guccini (“L’avvelenata”). Luci blu, fumo sparato per creare l’effetto convention Usa. Lo stato maggiore del partito è rapito. Sono tutti uomini. Giorgia e i suoi fratelli?”.

Il Messaggero, invece, va dritto sul tema della leadership a cui aspira la presidente di FdI ma prima racconta della mattinata identitaria nel segno di Ramelli. “Giorgia Meloni futura premier prende le distanza dal passato, ieri mattina ha partecipato alla commemorazione di Sergio Ramelli stigmatizzando i saluti romani: ‘Sono gesti antistorici, l’ho detto tante volte’. E spinge la sua squadra, composta da ‘uomini capaci, competenti e sinceri, vogliamo arrivare in vetta e più saliremo più sarà nostra responsabilità tenere i piedi piantati per terra’. Una capacità che l’Italia si merita perché ‘ha pagato un prezzo altissimo all’improvvisazione e nell’epoca delle grandi incertezze non te la cavi con i like sui social, l’unico antidoto all’imprevisto è la visione”.

Gli improbabili paragoni con le smargiassate craxiane

Per Repubblica, invece, il discorso di ieri ha toccato “tutti i temi clou della narrazione meloniana”.  “La leader difende il primato del made in Italy, chiede un ministero del mare, ribadisce le ragioni del presidenzialismo e attacca il Nazareno… E ancora: difesa della famiglia, lotta contro l’utero in affitto, a favore del merito… E Mario Draghi? Al premier Meloni chiede ‘di prendere questa sua autorevolezza che sta in cantina, spolverarla, e andare in Europa per invocare una revisione delle priorità del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in modo da intervenire sugli effetti della crisi: bisogna tenere in equilibrio la sostenibilità ambientale con quella sociale”. Poi l’analisi iconica del contesto nel quale si svolge la conferenza di FdI con i paragoni improbabili con il craxismo. “Questo congresso che ha numeri democristiani e scenografici allestimenti socialisti, nel senso del Psi di Bettino Craxi, vuole essere un cippo posto per la conquista del primato fra i partiti italiani – che a Fdi assegnano i sondaggi – e insieme il cantiere di un ipotetico governo di destra che la leader non ha mai visto così vicino. Vuole essere la risposta finale agli interrogativi sul processo di trasformazione di questo pezzo di mondo che ha riunito i delusi dalla svolta finiana cercando un’altra via alla modernità della destra”.

Identità, prospettive e idee di governo di Giorgia

Sulla Verità la lettura è tutta politica e riguarda il progetto dei Conservatori ma c’è spazio anche per gli umori della platea: “Una battuta su Speranza e Di Maio strappa più di una risata al pubblico. Ma poi ci saranno anche molti altri applausi e una standing ovation, partita dall’ex ministro della Difesa Ignazio La Russa in mezzo alla folla, quando dirà ‘Noi non abbiamo padroni'”.

Su Libero, invece, Antonio Rapisarda celebra il ritorno dell’afflato identitario, orgoglioso, popolare, che aveva caratterizzato la fase dell’Io sono Giorgia. “È nell’ultima parte che ritorna lo spirito di piazza San Giovanni. Un richiamo all’ormai iconico ‘io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre’. La leader, infatti, mette in guardia – a proposito della sua proposta di legge contro l’utero in affitto – sulla reale dimensione dell’attacco contro la famiglia: ‘Il vero obiettivo dell’ideologia gender è la scomparsa della donna in quanto madre’. È l’identità femminile a essere sotto attacco nell’era del post-umano. ‘Si vuole distruggere la forza simbolica della maternità. È nel grembo materno che ci si scopre in due. È nostro compito difendere l’identità di donna, e di madre’. Per Giorgia questa difesa non ha solo un valore etico ma è un manifesto politico: ‘È il tempo della madre patria. Dunque delle donne, dentro e fuori le mura domestiche'”.

Il Tempo racconta l’incipit del discorso: “Quando Giorgia Meloni sale sul palco sono le 17.57. Il popolo di Fratelli d’Italia – i 4.600 delegati, i militanti con migliaia di bandiere tricolori e del partito che sventolano, l’accoglie con un boato che fa tremare il MiCo, l’avveniristico centro congressi del Portello, a Milano. S’ apre così, tra luci soffuse blu, musica e ghiaccio secco, la conferenza programmatica di FdI, che si concluderà domani, quando lo stesso presidente del partito trarrà le conclusioni della tre giorni. Quando Giorgia Meloni sale sul palco, dice chiaramente qual è l’obiettivo della convention: ‘Ricostruire la Nazione dalle macerie di una globalizzazione fallita'”.

Sul Giornale, invece, Marco Gervasoni si chiede “quando Meloni e gli esponenti di Fdi evocano il conservatorismo, infatti cosa intendono realmente? Quello della tradizione inglese e statunitense, cioè atlantica, Reagan, Thatcher, Bush jr, Cameron e oggi Johnson?”, ma c’è anche la bella intervista a Beatrice Venezi che parla del dominio culturale della sinistra sull’arte e la musica.

Dove vanno i Conservatori italiani e qual è il programma per l’Italia

Sulla Stampa si enfatizza la location: “C’è da fare il grande partito dei conservatori italiani e serve una scena adeguata: Milano, i grattacieli, i maxi schermi all’americana…” ma è affidata al politologo Marcello Sorgi l’analisi politica sugli scenari governativi per la Meloni: “Occorre che al di là delle indubbie capacità di comunicazione, dell’abilità nel sapere approfittare della sua collocazione solitaria all’opposizione, e del rispetto che ha saputo guadagnarsi da un premier come Draghi, sempre avaro di riconoscimenti alla politica e a politici che per la verità non fanno molto per meritarne, Meloni spieghi meglio cosa farebbe nei fatidici primi cento giorni dopo l’approdo, al momento eventuale, a Palazzo Chigi”, è l’invito di Sorgi, sul quale forse tornerà domani la Meloni in chiusura di conferenza.

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