Sicilia, Musumeci: “Non è mai accaduto che un presidente uscente non venga ricandidato”
L’impasse del centrodestra in Sicilia resta, e può sbloccarsi solo con un vertice dei leader. Gli ostacoli da superare sono gli stessi di ieri: quelli della ricandidatura del governatore uscente Musumeci e del candidato per Palermo, soprattutto. Ma la strada disseminata da veti incrociati e retroguardie in azione, non sgombera il campo dalle difficoltà e non aiuta a velocizzare scelte e percorso. Lo spiega, ancora una volta, Ignazio La Russa, che all’Adnkronos dichiara: «Nessun ultimatum da parte nostra. Ma insistiamo perché l’incontro a cui si sono dichiarati disponibili, non solo Fdi, ma anche Berlusconi e la Lega, avvenga oggi. A qualunque ora. O al massimo domani».
Centrodestra, impasse in Sicilia. Barra a dritta di Fdi sulla ri-candidatura di Musumeci
E ancora. Il vicepresidente del Senato, inviato di Giorgia Meloni nell’Isola, nel ribadire che la base di partenza è, e resta, l’unione dell’alleanza, aggiunge anche però che: «Semplicemente abbiamo la necessità di tenere unito il centrodestra. Ma per fare questo auspico che i leader della coalizione si vedano al più presto, possibilmente entro domani. Perché poi venerdì inizia la nostra Conferenza programmatica a Milano. E, soprattutto, non si può più lasciare nell’incertezza la realtà di Fratelli d’Italia a Palermo. Atteso che, contro ogni nostra richiesta, è stata già annunciato il ticket Lega-Fi su Cascio».
La Russa: nessun ultimatum da parte nostra. Ma insistiamo per un vertice al più presto
Insomma, niente diktat o ultimatum, insistono dalle parti di via della Scrofa. Ma serve chiarezza tra gli alleati, perché il tempo stringe e per la campagna elettorale di Palermo e Messina già si è in ritardo rispetto alla tabella di marcia. E anche se c’è chi pensa che la Lega, con la sponda di Fi, voglia prendere tempo e mettere tutto in sordina. Nonostante La Russa smentisca questi rumors: «Non crediamo alle voci che tendono ad accreditare un’azione volutamente dilatoria». Fatto sta che, però, allo stato, non c’è nessun vertice in vista, da remoto o in presenza. Berlusconi è ad Arcore e questo fa pensare che, se ci sarà un summit di persona, Matteo Salvini e Meloni dovranno volare a Villa San Martino.
Il caso Palermo: Lega e Fi puntano su Cascio, ma Fdi aspetta prima aperture su Musumeci
Fdi, intanto, tiene il punto: non molla sulla ricandidatura di Nello Musumeci alla presidenza della Regione e aspetta segnali di apertura su Palermo, altrimenti, raccontano, sarebbe pronto a convergere sul “civico” Roberto Lagalla, sponsorizzato dall’Udc di Lorenzo Cesa. Noi con l’Italia di Saverio Romano e pezzi di centro con Totò Cuffaro. Più gli autonomisti di Raffaele Lombardo, che si oppongono alla candidatura di Francesco Cascio, nome ufficializzato per Palazzo delle Aquile da Lega e Fi.
Musumeci: «Non è mai accaduto che un presidente uscente non venga ricandidato»
Il quale, nel frattempo, si dice «assolutamente tranquillo e sereno». Anche perché, come lui stesso ribadisce nel corso del convegno Le ragioni del Pnrr – organizzato sulla terrazza Civita e moderato dal direttore dell’Adnkronos Gian Marco Chiocci – «non è mai successo che un governatore uscente non sia ricandidato. Suppongo sia solo un capriccio di qualcuno». Quindi prosegue: «Io non mi sto occupando di questa vicenda perché appartiene a un confronto tra le forze politiche. Ho grande rispetto per il mio ruolo istituzionale. Se si dovesse scoprire che Musumeci non è stato capace di spendere risorse comunitarie che ogni anno dispone Bruxelles, allora il problema di inefficienza si pone. Se fosse stata una mia posizione ballerina, allora sarebbe stato un problema. Ma il mio governo è stato il più stabile degli ultimi 30 anni».
«Spero che all’interno del centrodestra prevalga il buon senso»
E infine: «Abbiamo speso fino all’ultimo centesimo dai fondi dell’Unione Europea e spero di poter vedere i frutti del mio mandato e del lavoro della mia squadra. Io sono candidato e saranno i siciliani a dover decidere. Vado avanti verso la scadenza del 6 novembre sperando che all’interno del centrodestra prevalga il buon senso. Perché il centrodestra dove si divide perde. E in Italia – conclude il governatore – la sinistra per vincere deve sperare nella rottura del centrodestra».