Afghanistan, per le giornaliste torna l’obbligo del burqa: la protesta contro l’editto talebano repressa in 24h
Hanno avuto il coraggio di sfidare i Talebani. Ma la loro audace iniziativa è durata solo lo spazio di 24 ore. Le conduttrici e le reporter delle tv afghane ieri sono apparse nuovamente sugli schemi con il volto coperto. Dopo un tentativo di protesta con cui avevano disatteso gli ordini impartiti appena il giorno prima dai fondamentalisti islamici al potere a Kabul. La speranza di riuscire a convincere le autorità afghane a ritirare l’editto appena promulgato, è svanita in un soffio. I falchi del regime hanno insistito a dire e ribadire che l’ordine era definitivo. E che non se ne poteva neppure discutere… «Siamo profondamente addolorate oggi», ha scritto il direttore di Tolo News Akhpolwak Safi su Facebook. Safi ha condiviso una foto in cui giornalisti uomini del canale televisivo si sono coperti il viso con maschere facciali nere, in un gesto simbolico di solidarietà con le colleghe…
I Talebani ordinano alle giornaliste tv di indossare il burqa in video
Insomma, ancora una volta in Afghanistan cala la mannaia oscurantista dei divieti. E non c’è nulla da fare. Le conduttrici delle principali emittenti televisive afghane sono andate in onda coprendosi il volto, un giorno dopo aver sfidato l’ordine dei Talebani di nascondere il proprio aspetto e di sottomettersi alla visione islamica. Burqa fu, e burqa sia: e sugli schermi di Tolonews, Ariana Television, Shamshad Tv e 1Tv, l’unica traccia umana ancora visibile delle giornaliste televisive, rimane riposta in occhi spenti. E in quegli sguardi piegati da un diktat davvero duro da mandare giù. Ma incassato a forza dalla minaccia di vedersi sottrarre il lavoro. «Abbiamo resistito e ci siamo opposte all’uso del velo integrale», ha dichiarato Sonia Niazi, presentatrice di Tolonews. «Ma l’emittente ha subìto pressioni, hanno detto che a qualsiasi presentatrice apparsa sullo schermo senza coprirsi il volto sarebbe stato dato un altro lavoro»…
La protesta delle conduttrici dura solo 24 ore, poi tutte obbligatoriamente a viso coperto
Non solo. Durante un programma in diretta, Basira Joya, una conduttrice di Ariana News, dopo aver precisato che l’Islam non ha mai imposto nulla a nessuno con la forza, ha aggiunto: «Combattiamo e continuiamo il nostro lavoro, anche con il burqa. Niente può fermarci», ha detto con la voce rotta dal pianto. Ma la norma, che arriva poco dopo che i Talebani hanno reso il velo facciale obbligatorio per tutte le donne afghane che appaiono in pubblico, riporta le donne e il Paese indietro di decenni. Una retromarcia veemente, inesorabile e dolorosa, cominciata l’istante dopo in cui i Talebani sono tornati al potere: il 15 agosto dello scorso anno. Imponendo severe restrizioni ai media. E, soprattutto, reprimendo severamente, ogni forma – e voce – che inneggiasse ai diritti umani in Afghanistan.
I divieti dei Talebani dal Ministero per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio
Per cui, i giornalisti sono stati picchiati e arrestati per avere fatto il loro lavoro. Le donne e le ragazze hanno visto rimettere in discussione la possibilità di esercitare e rivendicare molti dei loro diritti faticosamente acquisiti: inclusi quelli all’educazione. Al lavoro. E alla libertà di movimento (e di abbigliamento). Da quando, insomma, i Talebani hanno imposto una serie di restrizioni alla società civile. Molte delle quali mirate a limitare soprattutto i diritti delle donne. Tra questi, appunto, l’editto proclamato per le telegiornaliste a cui il Ministero per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio dell’Afghanistan ha ordinato di apparire in pubblico coprendo completamente il viso con il tradizionale burqa.
Non solo il burqa alle giornaliste in tv: cosa dice il decreto varato dal leader supremo dei Talebani
Un obbligo recepito con sommo disagio di molti. E che arriva dopo vent’anni che il velo integrale non veniva più utilizzato. E in ossequio alle disposizioni che il leader supremo dei talebani, Hibatullah Akhundzada, ha imposto con un editto, intimando che «le donne che non sono troppo anziane o troppo giovani devono coprire il volto a eccezione degli occhi. In rispetto delle direttive della Sharia, per evitare provocazioni quando si incontrano con uomini che non sono parenti stretti». In un decreto in cui, peraltro, si dice anche che «le donne che non hanno importanti mansioni da svolgere farebbero meglio a restare a casa». Insomma, oggi il foulard per occultare i capelli non basta più. Di nuovo. E ancora una volta chi di dovere non ha potuto fare altro che adeguarsi…