Cancellata la parola “negro” dal titolo di un celebre quadro di Cézanne per evitare accuse di razzismo
Scipione, un bel ragazzo di colore, definito all’epoca “negro” senza alcuna accezione negativa dei fanatici del “politicamente corretto“, era un modello molto noto tra gli allievi dell’Académie Suisse, la scuola di pittura frequentata dal giovane pittore Paul Cézanne a Parigi tra 1865 e 1870. Fu lui a ispirare un bel dipinto del Maestro, “The Negro Scipio“, considerato il capolavoro giovanile dell’artista, poi acquistato da Monet, che lo teneva appeso nella camera da letto. Oggi a quel dipinto, che sarà ospitato dalla Tate Modern Gallery di Londra, per una mostra dedicata a Cézanne, verrà cambiato il nome.
Mai dire “negro”, neanche per denunciare la schiavitù
Sì, proprio a quel “The Negro Scipio“, olio su tela dipinto da Cézanne tra il 1866 e il 1868, che raffigura un uomo nero seduto su uno sgabello, di spalle, stremato e appoggiato contro un muro, sarà sbianchettato il titolo, con somma pace del modello della scuola che frequentava Cézanne, che oggi, se fosse vivo, forse sarebbe accusato di razzismo. “Nella mostra della Tate Gallery – come racconta oggi Libero – l’opera si chiamerà soltanto “Scipio”, per non urtare certe anime facilmente irritabili e che non riescono ad accettare che il quadro è stato concepito da Cézanne un secolo e mezzo fa, in un contesto storico completamente diverso, quando la parola ‘negro’ era di uso comune. Il quadro, peraltro, è una denuncia dell’oppressione che continuavano a subire i neri nelle colonie francesi anche dopo la fine della schiavitù”.
Pensate, un quadro che denunciava la schiavitù, la persecuzione e il razzismo nei confronti degli uomini neri, censurato in nome del “politically correct” della “cancel culture” che tanto va di moda a sinistra…