Cellulari dei giornalisti italiani sequestrati e spiati dai militari ucraini: la protesta arriva alla Farnesina

31 Mag 2022 16:06 - di Vittorio Giovenale
cellulari sequestrati

«Cellulari sequestrati a un check point ucraino e restituiti dopo aver inserito qualche scandaglio digitale. Certamente le forze di sicurezza sapranno molto degli spostamenti e del contenuto delle informazioni e delle app presenti negli smartphone. La denuncia arriva da inviati sulla linea del fronte della guerra». Ne dà notizia Stampa romana in un comunicato.

Cellulari sequestrati agli inviati italiani

«Riteniamo – prosegue la nota – che una decisione del genere comprometta l’autonomia e la libertà professionale dei colleghi a meno che non ci siano particolari ragioni di sicurezza che certamente nel caso in questione non sono state comunicate ai diretti interessati. Pur nel dramma e nella violenza spietata della guerra resta fondamentale il ruolo dei giornalisti come testimoni dei fatti e non come megafoni di propaganda. E questo ruolo va rispettato e garantito. Informeremo tempestivamente – conclude la segreteria di Asr – la Farnesina di quanto sta accadendo ai nostri colleghi».

Il presidente della Fnsi Giulietti: “Chiediamo verità e giustizia per Andrea Rocchelli”

In merito ai giornalisti italiani nella zona, non solo per i cellulari sequestrati, ieri si è tornato a parlare delle morte di Andrea Rocchelli, il reporter assassinato il 24 maggio 2014 nel Donbass.
«La richiesta di verità e giustizia per Andrea Rocchelli non è un affare privato, della famiglia di Andy, ma è un affare pubblico che riguarda lo Stato italiano. Proprio perché siamo dalla parte del popolo ucraino aggredito, riteniamo che lo Stato debba pretendere verità e giustizia, debba chiedere con energia alle autorità di quel Paese di rispondere alle domande dei tribunali e alle richieste della famiglia. Lo Stato italiano faccia il suo dovere: si rivolga all’Ucraina e chieda i documenti che lo Stato ucraino ha». Lo ha detto il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, intervenendo con Giuseppe Borello, autore con Andrea Sceresini dell’inchiesta “Andrea Rocchelli, il fotografo che aveva previsto la guerra”, alla puntata di SpotLive, condotta da Paolo Maggioni, su RaiNews24, lunedì 30 maggio 2022.

«Le luci dell’informazioni sono nemico di chi deve commerciare in armi, trafficare sui teatri di guerra. È per questo che il potere teme l’informazione», ha aggiunto Giulietti, ricordando Frédéric Leclerc Imhoff, il reporter francese ucciso nei pressi di Severodonetsk, ultimo operatore dei media caduto sui campi di battaglia ucraini, i cronisti uccisi negli ultimi anni in Messico, Siria, Yemen, e la giornalista russa Anna Politkovskaja.

«Noi non ci fermeremo. Non è il passare degli anni che farà venir meno la richiesta di verità e giustizia», ha concluso il presidente della Fnsi, che ha anche ringraziato «le donne e gli uomini che ci stanno raccontando la guerra in Ucraina, molti dei quali sono precari o freelance e non hanno neanche un’assicurazione che li tuteli. Forse – ha osservato – il governo potrebbe pensare a dare loro una copertura».

 

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