Conte si fa la scuola di partito tutta di sinistra. E a chi critica ribatte: “Perché, esistono pensatori di destra?”
Giuseppe Conte dice che sarà lui stesso il primo alunno della scuola di partito che si inaugura oggi. Nella prima lezione Vito Mancuso e Gustavo Zagrebelsky discuteranno di ‘Etica e politica”. Nessuna novità per quanto riguarda i docenti: sono tutti di sinistra. Da Domenico De Masi, già assessore di Bassolino, a Nadia Urbinati, che sta nella fondazione di D’Alema. Da Daniele Lorenzi, presidente Arci, a Tomaso Montanari, guru della sinistra radical. E su Fb Conte si vanta delle lectio magistralis che terrà il premio Nobel Joseph Stiglitz.
La scelta dei nomi, commenta Paolo Bracalini sul Giornale, va di pari passo con la radicalizzazione delle posizioni di sinistra del M5S e con le dichiarazioni che “lisciano il pelo all’elettorato anti-americnao e anti-Nato”. E a chi gli fa notare che i pensatori scelti per la scuola di formazione sono tutti di sinistra Conte avrebbe ribattuto, secondo quanto riporta la Stampa, “perché, esistono pensatori di destra?“. Una battuta che dice tutto sull’uomo, sulla sua arroganza e sulla sua pochezza. Ogni replica sarebbe inutile, anche perché l’avvocato è abituato alle giravolte e ciò che dice ha valore per lo spazio di un mattino.
Non si è messo infatti proprio lui a difendere le prerogative del Parlamento dopo averci inflitto una trafila di Dpcm? Incredibile ma vero. E poi Conte ha altri problemi, come fa notare Sorgi sulla Stampa: potrà portare al massimo una settantina di seguaci in Parlamento e quando le urne si avvicineranno saranno dolori per il movimento che dichiarava di voler cambiare la politica di “casta”.
Intanto i tentativi di strappo che Conte sta mettendo in piedi appaiono, secondo Massimo Franco sul Corriere, del tutto velleitari. “Ma – aggiunge – mettono in tensione e in discussione l’asse col Pd, destabilizzando il «campo largo» del centrosinistra. A prevalere è un tatticismo che tradisce una gran voglia di «mani libere»; e che avrebbe come corollario una riforma elettorale in senso proporzionale. In questa deriva demagogica vengono cancellate l’evoluzione e la maturazione governativa delle quali il M5S si è vantato una volta arrivato al potere nel 2018″.