Crosetto: «Ci aspetta uno tsunami, Draghi pensa a come lasciare. Il dopo? Meloni può affrontarlo»

9 Mag 2022 8:38 - di Viola Longo
crosetto draghi

Le fibrillazioni interne alla maggioranza, lo spread che si impenna, l’anticipo del Def e «la consapevolezza che lo tsunami che ci aspetta è troppo grande anche per lui, che i mercati pensava di dominarli». Per Guido Crosetto tutti gli elementi portano a dire che Mario Draghi sta pensando a come lasciare l’incarico di premier. Da un lato, infatti, il premier «è rimasto prigioniero dell’evoluzione internazionale», dall’altro si trova alle prese con il fatto che in politica non si può «decidere in solitaria» come le organizzazioni che ha guidato in precedenza.

«La maggioranza non esiste più»

Intervistato da La Verità, Crosetto ha ribadito ciò che ha già scritto su Twitter, ovvero che la maggioranza non esiste più. «Basta leggere i giornali per accorgersene. Da una parte – ha sottolineato – la linea di Draghi, dall’altra quella di Giuseppe Conte e Matteo Salvini. C’è un problema politico enorme quando il pezzo più importante della maggioranza, su questioni cruciali come gli armamenti all’Ucraina, la pensa all’opposto del premier. Credo che Draghi dovrebbe andare in Parlamento a chiarire la situazione».

La preoccupazione per l’impennata dello spread

Ciò che però il cofondatore di FdI trova «in assoluto più preoccupante» e che «lancia le ombre più cupe sul futuro» è l’impennata dello spread. «L’aumento delle materie prime, la fiammata della speculazione, il costo dell’energia. Sono andati in crisi contemporaneamente i modelli del passato: pensavano alla pace perpetua e al globalismo, pronti a trasferire in Asia tutta la produzione sporca e cattiva», ha chiarito Crosetto, aggiungendo che «ci siamo resi conto che questo è un modello fallimentare, e adesso rifare una politica energetica e portare indietro le produzioni strategiche richiederà anni. Intanto, mentre l’Europa si occupava della curvatura delle banane, Cina e Russia hanno occupato l’Africa, per la terra e le materie prime».

I segnali dell’exit strategy del premier

Sul fronte delle mosse del premier, poi, è Federico Novella, che firma l’intervista, a citare l’anticipo del Def e il tergiversare sul bonus edilizio. Draghi «forse intende abbandonare la diligenza per fare altri mestieri?», è stata la domanda. «Assolutamente sì. Lo scenario pessimista che abbiamo dipinto – ha risposto Crosetto – Draghi ce l’ha perfettamente in mente. Lui sa bene che lo spread arriverà presto a 300, e che il contestuale disimpegno della Bce dall’acquisto di titoli rischia di essere devastante per il Paese».

Per Crosetto «Draghi vorrebbe andarsene»

«Dunque – ha precisato l’imprenditore – penso che vorrebbe andarsene, anche perché è abituato a guidare organizzazioni in cui si decide in solitaria. Ma la politica è cosa diversa, e il Parlamento ha anche il diritto di disturbare il manovratore. Capisco che lui sia infastidito da questo disturbo, ma si chiama democrazia. Berlusconi comprese che fare politica non è come guidare un’azienda: Draghi dovrebbe comprendere che non è come guidare una banca centrale o Goldman Sachs».

Serve un governo che «possa davvero incidere»

E già si ragiona per il dopo Draghi. «Il tema non è fare un governo che abbia la maggioranza parlamentare, ma che duri cinque anni e possa davvero incidere. Chiunque lo costruirà, dopo sette-otto mesi, dovrà saper affrontare la tempesta furiosa che si sta già scatenando», ha avvertito Crosetto, per il quale ci sarà un tentativo di isolare Giorgia Meloni «in ogni modo: con la mistificazione, con l’attacco giudiziario, con le inchieste strumentali, inventando la qualunque. E poi c’è sempre una dose insopprimibile di invidia. Quando la politica ha pochi argomenti, escono fuori i difetti umani. È naturale».

Meloni? «Col proporzionale prenderà ancora più voti»

Ma, ha chiarito, «se lei prenderà più voti, la accetteranno a Palazzo Chigi». E se si passasse al proporzionale? «Mi creda, Giorgia Meloni con il proporzionale prende ancora più voti. La isoleranno comunque? Non è mai successo, nella storia, che il primo partito d’Italia venga tagliato fuori dal governo. Se accadesse, sarebbe una provocazione quasi da guerra civile. Non puoi tagliare fuori il 25-30% del Paese».

FdI può imboccare un percorso innovativo per il Paese

Il tema, però, ha ribadito ancora Crosetto, «non è il nome del premier, ma le prospettive che daremo a un eventuale governo» e «Giorgia Meloni sarebbe sicuramente in grado di imboccare un percorso innovativo». La leader di FdI «ha piena consapevolezza della difficoltà insita nell’amministrazione di un Paese, anche in termini di mediazione, nei tempi complicati che ci aspettano. Sa bene che per governare bisognerà saper dialogare. Anche con persone con cui dieci anni fa non avrebbe dialogato». «Su temi fondamentali, come ad esempio la grande riforma presidenziale, sicuramente coinvolgerebbe tutto il Parlamento».

Le prospettive del centrodestra

Quanto ai rapporti con Salvini e Berlisconi, per Crosetto, «magari adesso non saranno esattamente brillanti. Però, a chi mi chiede se riusciranno a stare insieme, io rispondo: se riescono a stare insieme Pd e 5 stelle, come possono non farcela forze che si conoscono da 25 anni?».

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