Draghi chiama Putin, Mosca non chiude i rubinetti del gas, ma spiragli per la pace non ce ne sono
La telefonata di oggi tra Draghi e Putin non è nata proprio nel clima più disteso possibile. Dopo le dichiarazioni del ministro degli Esteri russo Lavrov sul piano di pace dell’Italia, a sua detta ricevuto solo attraverso i media. E oltretutto bocciato in quanto «poco serio»… Ma nelle sue conclusioni almeno, l’esito ha comunque messo un punto sugli sviluppi e le conseguenze in atto della situazione in Ucraina. E allora, guerra in Ucraina. Crisi energetica e sicurezza alimentare globale, sono state al centro della conversazione telefonica intercorsa questo pomeriggio tra il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. Tra i due leader i rapporti si erano interrotti dopo la telefonata dello scorso 30 marzo. La ormai famosa chiamata in cui il premier esordì: «La chiamo per parlare di pace»…
La telefonata tra Draghi e Putin
Oggi, più che altro, a quanto fa sapere Palazzo Chigi, la conversazione tra i due leader si è soffermata soprattutto sugli «sforzi per trovare una soluzione condivisa alla crisi alimentare in atto. E alle sue gravi ripercussioni sui Paesi più poveri del mondo». E che, secondo quanto fa sapere il Cremlino, dando notizia del colloquio telefonico di oggi, ha registrato la rassicurazione di Putin a Draghi sul fatto che la Russia è determinata a «continuare a garantire forniture ininterrotte di gas all’Italia. Ai prezzi fissati nei contratti». Ma non sarebbe solo quello il prezzo da pagare richiesto da Mosca. Putin, infatti, è tornato a battere cassa sul fronte delle sanzioni. Chiedendone la revoca, in prima istanza. E sostenendo che sono state proprio le restrizioni imposte da Ue e Stati Uniti a «esacerbare» i problemi nel campo della sicurezza alimentare globale.
Al centro del colloquio Draghi-Putin: guerra, crisi energetica, crisi alimentare
Nel colloquio telefonico avuto con il premier Mario Draghi, allora, secondo quanto riferito dal Cremlino, «Vladimir Putin ha sottolineato che la Federazione russa è pronta a dare un contributo significativo al superamento della crisi alimentare attraverso l’esportazione di cereali e fertilizzanti. A condizione però che le restrizioni politicamente motivate siano revocate dall’Occidente». E fermo restando che – tiene a precisare il presidente russo – «sono gli ucraini» che continuano a «ostacolare» l’apertura di corridoi umanitari per la partenza «di navi civili cariche di grano dai porti del Mar d’Azov e del Mar Nero».
Il braccio di ferro non allenta la sua morsa…
Infine, sul primo punto all’ordine del giorno – la guerra in Ucraina – non solo le agenzie di stampa russe sostengono che nella telefonata si è parlato anche dei negoziati, che secondo Putin sarebbero stati sospesi da Kiev. Ma anche del fatto che il presidente russo avrebbe dichiarato che Mosca è «al lavoro per stabilire condizioni di vita “pacifiche” nelle città “liberate” del Donbass». La regione dell’Ucraina orientale contesa e sotto pesante attacco. Insomma, un braccio di ferro continuamente in corso, senza che la morsa si allenti…