Draghi non andrà in Parlamento prima del viaggio negli Usa. E Palazzo Chigi umilia Conte
L’attivismo di Giuseppe Conte contro Mario Draghi un effetto lo produce, sebbene non quello auspicato dal leader M5S. Letti da tutti come un mezzo per trovare una collocazione, magari anche un protagonismo, nel dibattito politico, infatti, gli attacchi dell’avvocato di Vulturara Appula diretti al premier si risolvono in un isolamento marcatissimo, non solo rispetto a tutte le altre forze parlamentari, ma anche all’interno degli stessi pentastellati, dove hanno l’effetto di conferire a Luigi Di Maio una nuova simpatia da parte del presidente del Consiglio.
Lo schiaffo di Palazzo Chigi a Conte: «La sua richiesta è del tutto isolata»
Ieri Conte è tornato a chiedere un intervento di Draghi in Parlamento, con tanto di voto, prima della partenza per gli Usa, dove il 10 maggio il presidente del Consiglio incontrerà Joe Biden. «Se dovesse andare senza passare dal Parlamento sarei molto deluso», ha detto Conte, a margine di un convegno a Roma, sottolineando che «il Parlamento può riunirsi anche di domenica». Draghi, però, non ci pensa proprio e da Palazzo Chigi ricordano che «i tempi sono stretti» e che «il 19 maggio è già in calendario un Question time con il presidente del Consiglio». Soprattutto, però, ed è il passaggio politico più significativo nonché piuttosto umiliante, le fonti del governo ricordano che «la richiesta di Conte è del tutto isolata».
Conte prende la rincorsa e si schianta: Draghi lo ignora
Un altro elemento degno di nota sta, poi, in quello che manca: una risposta diretta di Draghi all’agitazione di Conte. Mentre il leader M5S, infatti, negli ultimi tempi si è dato un gran da fare nell’attaccare direttamente il premier su tutto l’attaccabile – armi a Kiev, termovalorizzatore di Roma, Superbonus, rapporti con il Parlamento – Draghi si è astenuto da qualsiasi riferimento diretto. Emblematico il passaggio a Strasburgo contro il Superbonus: tanto netto, quanto totalmente spersonalizzato. Scrive oggi La Stampa, in un retroscena intitolato “Conte-Draghi, l’escalation”: «Conte cerca un confronto che assume ogni giorno di più i contorni di un duello. Che però resta disegnato in bozza, perché manca di una parte fondamentale: l’altro duellante». E, ancora, «Draghi ai collaboratori chiede di lavorare per spegnere ogni focolaio. Anche quando avrebbe voglia di replicare a sua volta».
Isolato anche nel M5S: Di Maio flirta, ricambiato, con il premier
È poi il Corriere della Sera a sottolineare che «quando gli parlano di Conte, Draghi fa finta di non aver sentito e si mette a elogiare Di Maio». Si tratta di un articolo che coglie l’altro aspetto dell’isolamento di Conte: quello all’interno del M5S. Perché è vero che il capogruppo alla Camera, Davide Crippa, si era speso per coinvolgere, senza successo, gli altri gruppi sulla richiesta di intervento del premier alle Camere per affrontare, di nuovo, il nodo del posizionamento sulla guerra in Ucraina, ma è altrettanto vero che il fronte di Di Maio si è schierato senza tentennamenti sulla linea governativa. Con il risultato che mentre Conte è rimasto col cerino in mano, il ministro degli Esteri già qualche giorno fa ha incassato un elogio che sa di endorsement da parte del capo del governo, per il quale «l’esperienza lo ha maturato. E questo salto di qualità è segno di intelligenza politica». Quella che, sembra il sottinteso, manca ad altri.
Grazie Draghi.