Feltri racconta il “suo” De Mita: a Nusco era come un signorotto medievale. Non volle vedere la fine della Dc
Vittorio Feltri, che non ha sempre e solo diretto giornali ma è anche un navigato cronista politico, racconta oggi su Libero il suo amico Ciriaco De Mita. E lo fa con una serie di gustosi aneddoti che celano spirito di osservazione e che, flash dopo flash, ricostruiscono meglio di tante frasi retoriche la personalità dello scomparso esponente Dc.
De Mita-Feltri: le conversazioni sulla fine della Dc
De Mita spesso telefonava a Feltri per ringraziarlo dei suoi articoli, invitandolo una volta anche a recarsi insieme a un appuntamento elettorale, viaggiando sull’aereo privato dell’amico Calisto Tanzi. Il linguaggio oscuro di De Mita strideva con gli episodi della quotidianità che Feltri non mancava mai di raccontare. Il suo maggiore difetto: pensare che la Dc fosse invincibile, mentre era destinata a morire anche se i vertici, tra cui lo stesso De Mita, non vollero vedere la realtà. Ne conversarono a tavola, essendo Feltri ospite di De Mita: “Io sostenevo che la Dc fosse oramai finita e lui si incazzava”.
La visita alla villa di Nusco
Così descrive poi la visita alla villa di De Mita a Nusco: “L’indomani mi presentai a casa del politico, una villetta graziosa seppure arricchita con elementi dal gusto discutibile, come un pozzo finto piantato in giardino. Davanti all’abitazione fui catapultato in un passato ancestrale, anzi medioevale, ritrovandomi in mezzo ad una folla di persone che andavano a porgere omaggio a De Mita, stringendo sotto il braccio chi un cappone chi una pagnotta. Per non creare turbamento, mi misi in fila anche io, pur essendo a mani vuote. Giunto finalmente il mio turno, fui spinto in casa con calore da De Mita che mi offrì un bicchiere o due di Falanghina, servito freddo. Ma a ristorarmi dall’afa non fu il vino ghiacciato, bensì le freddure di Ciriaco nonché una spassosa barzelletta che aveva come protagonisti De Mita stesso e Craxi. Ciò che suscitava maggiore ilarità era la circostanza che a raccontarmela fosse Ciriaco stesso, che continuava a ridere a crepapelle”.
L’attico a palazzo Gentili del Drago
Feltri difende anche De Mita sull’acquisto del famoso attico prima affittato nel 1988 quando divenne presidente del Consiglio e poi acquistato. Una vicenda per la quale i giornali non lesinarono critiche. Il Corriere scrisse che anche le reali dimensioni dell’immobile erano avvolte nel mistero. “Per far spazio alla famiglia del potente politico, la moglie Anna Maria e due dei quattro figli, Antonia e Giuseppe, furono infatti uniti tre appartamenti al quarto e quinto piano del settecentesco palazzo Gentili del Drago. Tutto fu poi restaurato ad arte e blindato con vetri antiproiettile, solidi pannelli contro gli sguardi indiscreti e porte d’acciaio (si disse che i lavori furono pagati dal Sisde, il servizio segreto, per motivi di sicurezza). Marmi, maioliche, parquet e rifiniture di grande pregio, andarono a impreziosire il tutto”.
Ma Feltri difese sempre De Mita per la vicenda dell’attico che per lo statista Dc fu solo, a suo avviso, un buon affare. E non un privilegio. “Alcuni anni orsono – ricorda infine Feltri – mi recai a Roma per presentare un mio libro. In un salone pieno di gente scorsi il volto inconfondibile di De Mita, il quale si avvicinò al tavolo dove sedevo e ci salutammo con la solita reciproca cortesia. Nella mia memoria di vecchio cronista Ciriaco vivrà sempre”.