Giornata contro l’omofobia, Meloni: «In alcuni Paesi l’omosessualità è punita con la morte. Basta persecuzioni»

17 Mag 2022 19:22 - di Redazione
giornata omofobia

In occasione della “Giornata internazionale contro l’omofobia”, che si celebra oggi, 17 maggio, Giorgia Meloni ha rivolto un pensiero alla condizione delle persone omosessuali che vivono in Paesi in cui non solo non è riconosciuto loro alcun diritto, ma sono a rischio di persecuzioni gravissime, fino alla pena capitale. Realtà di cui si parla davvero poco a queste latitudini.

Meloni: «Basta persecuzioni e ipocrisia»

«In tante Nazioni l’omosessualità è ancora considerata reato e, in alcuni Stati musulmani, addirittura punita con la morte. Ma in pochi parlano o condannano ciò e spesso si preferisce fingere di non vedere. Basta ipocrisia, basta persecuzioni», ha scritto su Twitter la leader di FdI.

Rampelli: «No all’intolleranza, ma nessuno spazio alla teoria gender»

È stato poi il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, a sottolineare che «nella giornata dedicata alla promozione dei diritti individuali contro l’omofobia e contro l’intolleranza sessuale, festeggiando la normalizzazione dell’omosessualità rispetto agli scorsi decenni oscurantisti e discriminatori, vorrei tuttavia dedicare un pensiero ai genitori di quei bambini che si vedono recapitare come circolare un manifesto ideologico sulla teoria gender».

«Nelle classi – ha detto Rampelli – si è passati dal silenzio medievale al caos destabilizzatore, all’autodidattismo, fino alla promozione di decine di presunte identità sessuali che segnano l’apoteosi dell’arbitrio, la presunta superiorità dell’intelletto sulla natura umana». «Nella libertà di non essere più liberi in futuro ci sarà chi, non “sentendosi” né maschio né femmina, né binario, né trans, né omo, vorrà essere un Nulla. E lo Stato che sotto i colpi della sinistra avrà smantellato il corso della vita, glielo riconoscerà».

«In questo assottigliamento del diritto, travestito da sua moltiplicazione (tanti diritti nessun diritto), giganteggia il dramma della denatalità, legata al culto della famiglia come orpello di cui liberarsi. I compagni, da Letta a Conte, hanno smesso di battersi per i lavoratori, i precari, i disoccupati, le donne, i risparmiatori, i più deboli e oggi – ha concluso l’esponente di FdI – implodono nella quasi unica ossessiva lotta per i diritti civili, anzi, per il loro ribaltamento. Una fine ingloriosa».

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