
Gualtieri vuole rilanciare via Veneto con i limiti di velocità. Pingitore: «Servono eventi e teatri»
«Quando passo per Via Veneto mi si stringe il cuore, la strada è completamente abbandonata. L’idea di rianimarla non sarà certo una impresa facile, quell’epoca forse non tornerà più, ma sarebbe perlomeno auspicabile per superare lo squallore attuale». Pier Francesco Pingitore si mostra scettico rispetto al piano di riqualificazione di Via Veneto proposto dal Pd, che prevede nuovi marciapiedi, una zona con il limite di velocità a 30 chilometri orari e strisce pedonali rialzate. «Sinceramente l’idea di allargare ancor di più i marciapiedi mi lascia perplesso», ha spiegato lo storico patron del Bagaglino, per il quale piuttosto «sarebbe opportuno stimolare la frequentazione della via con eventi culturali, incrementando bar e ristoranti e centri di ritrovo letterari e teatrali».
La “Dolce Vita” è solo un ricordo
«Con Fellini Via Veneto diventa la strada della “Dolce Vita”, la più celebre e ammirata di Roma. Tutti volevano passeggiare lì per vedere cosa accadesse di notte con i suoi personaggi, i grandi alberghi, ma soprattutto con i suoi caffè dove appunto si svolgeva la “Dolce Vita”, prima fra tutti il Café de Paris, dove si potevano incontrare gli attori, i registi, le dive ma anche le comparse, i mitomani…», ha ricordato Pingitore parlando con l’agenzia di stampa Adnkronos. «Poco distante – ha proseguito – il caffè Rosati, tempio degli intellettuali e dei radicali capeggiati da Mario Pannunzio, direttore de “Il Mondo”, il giornale più chic d’Italia. Mentre il grande poeta Cardarelli si sedeva al caffè Strega. Poi c’era l’Open Gate ritrovo esclusivo degli americani e il Doney…».
Pingitore: «Quando passo a via Veneto mi si stringe il cuore»
Ricordando, quindi, le celebri zuffe con i paparazzi («i veri protagonisti di Via Veneto»), Tomas Milian «divo in erba», i night, Fred Bongusto e Fred Buscaglione, principi e principesse, una sconosciuta Amanda Lear, Pingitore ha constatato con amarezza che «ora c’è un solo locale che tiene viva la memoria dell’epoca d’oro della “Dolce Vita”: è l’Harry’s Bar». «Quando passo per Via Veneto – ha rivelato – mi si stringe il cuore, la strada è completamente abbandonata. L’idea di rianimarla non sarà certo una impresa facile, quell’epoca forse non tornerà più, ma sarebbe perlomeno auspicabile per superare lo squallore attuale».
Il pensiero al Salone Margherita e agli teatri che «spengono le luci»
L’auspicio del regista, sceneggiatore e autore tv è, dunque, è che anche i teatri del centro riprendano vita. Nel cuore del padre del Bagaglino c’è naturalmente il Salone Margherita. «Dovrebbe intervenire il Comune e chiedere chiarimenti alla Banca d’Italia su cosa intenda fare del teatro: si sta seppellendo una tradizione lunga oltre 100 anni», ha detto, ricordando che «il nostro ultimo spettacolo al Salone Margherita c’è stato a febbraio 2020, da allora sembra ridotto a una sorta di occasionale sala parrocchiale, dove si fanno ogni tanto concertini di beneficenza». «Si vuole davvero buttare via un patrimonio artistico? Abbiamo presentato una domanda per fare uno spettacolo nel periodo da novembre a gennaio, ma per ora nessuna risposta», ha spiegato ancora Pingitore, per i quale è assurdo lasciare che «istituzioni storiche come queste su cui si regge la vita culturale» spengano le luci, come il teatro Eliseo.