Intervista. Donazzan: «Montatura sugli Alpini e non mi faccio dare lezioni. Un fischio non è una molestia»

13 Mag 2022 12:45 - di Annamaria Gravino
donazzan alpini

«Da trent’anni partecipo alle adunate degli alpini e ne seguo le attività e sono indignata nel vedere attacchi proditori e costruiti da tempo contro un Corpo che ha un impegno senza pari nel campo della solidarietà». L’assessore regionale veneto, Elena Donazzan, fortemente criticata per aver difeso gli alpini dopo le denunce di molestie al raduno di Rimini, chiarisce che a farsi «dare lezioni» non ci sta, neanche su quel passaggio del suo intervento in cui diceva che «se uno mi fa un sorriso e mi fischia dietro perché sono bella io sono pure contenta».

Assessore, quelle sue parole sono state rilanciate sulla stampa con commenti come «parole choc», «sconcertanti», «galateo della molestia». Se ne pente? 

Ma figuriamoci. Voglio essere molto chiara: le molestie sono inaccettabili, sempre. Ma bisogna che siano molestie. Ci sono state delle denunce, i fatti saranno verificati e se qualcuno ha sbagliato dovrà risponderne. Ma qui mi pare che si stia facendo altro, che si stia tentando di condannare l’intero corpo con attacchi proditori e costruiti da tempo.

Mette in dubbio le denunce delle donne?

Non le metto in dubbio, chiedo anzi che si chiariscano. Nelle adunate degli alpini ci sono 400mila persone, alcune non sono veri alpini. Ho visto io stessa comprare cappelli falsi alle bancarelle e indossarli. Ritengo possibile che qualcuno abbia sbagliato, che ci siano stati comportamenti non accettabili, ma non escludo che tra chi li ha compiuti possano esserci stati uomini che non erano veri alpini.

Sembra avere una grande stima negli uomini del corpo…

Segnalo che lo stesso sindaco Pd di Rimini ha avuto parole di apprezzamento per l’adunata. Personalmente frequento le adunate degli alpini e seguo il loro lavoro da 30 anni, da prima di avere incarichi elettivi. Conosco la loro attività e il loro impegno. L’adunata era aperta da uno striscione con su scritto “Solidarietà alpina” che ne riportava i numeri: tra ore lavorate e fondi raccolti parliamo di un lavoro per la collettività quantificato in quasi 117 milioni di euro. Si tratta di volontari veri, che non vengono pagati per il loro impegno. Ma di questo nessuno parla. Però a Rimini c’erano associazioni e testate giornalistiche che non aspettavano altro che beccare in fallo gli alpini.

Per questo parla di attacchi proditori e costruiti da tempo?

Non solo. Tutto questo inizia prima. C’è stata la divisa di Figliuolo che “faceva paura” alla Murgia e c’è stato il precedente simile a Rimini dell’adunata di Trento, rispetto al quale però poi hanno dovuto ritirare le denunce. A Rimini già il venerdì, quando ancora non eravamo nel piano dell’adunata, “Non una di meno” dichiarava sui propri social di aver ricevuto centinaia di denunce di molestie. Poi arriva qualche “deputatessa” e parla di branco, facendo passare l’idea che siano tutti colpevoli e che bisogna condannarli. Io condanno con forza le molestie e le violenze, ma non posso accettare passivamente campagne orchestrate su denunce a posteriori, da dimostrare e stimolate da “Non una di meno”.

Perché, secondo lei, c’è questa campagna contro gli alpini?

È l’impostazione ideologica dell’antimilitarismo. Però poi quando i nostri militari devono andare a salvare qualche volontario pagato che si avventura in scenari a rischio i militari vanno bene…

Le imputano di addossare l’onere della prova alla vittima.

Le denunce richiedono sempre un riscontro. In questo caso lo richiedono anche per verificare l’identità di chi ha compiuto gesti che non dovevano essere compiuti o pronunciato frasi che non dovevano essere pronunciate. Però, anche qui, a fare numero fra i casi segnalati ci sono episodi come i fischi o un bacio sulla guancia dato a una ragazza dopo che le era stato messo in testa il cappello con la penna.

Non sono molestie?

Sono molestie secondo l’eredità avvelenata del me too. È giusto denunciare molestie e violenze, è doveroso stare dalla parte delle vittime. Però un apprezzamento non richiesto può fare piacere o meno, ma le molestie sono altra cosa ed equiparare fatti di significato ed entità diversa in un tutto indistinto nuoce prima di tutto alle vittime di comportamenti davvero lesivi della loro dignità.

Echeggia la Denevue che difendeva la libertà degli uomini di importunare le donne…

Echeggia il senso della misura. Penso che gioverebbe difenderlo un po’ più spesso. Non tutto è patriarcato, non tutto è sessismo e non tutto quello che arriva da un uomo nei confronti di una donna è molestia. Un fischio, francamente, non credo lo sia.

Le femministe di “Non una di meno” non la pensano così.

Io non mi faccio dare lezioni da certe “femministe” e tanto meno da quelle di “Non una di meno”, che mettono nel calderone delle molestie qualsiasi cosa e sollevano campagne come quella contro gli alpini e che poi, però, non dicono una parola su un’aberrazione come l’utero in affitto.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *