La Russa: ancora con questa storia dei saluti romani? Almirante l’aveva chiusa già nel 1969…
Per Ignazio La Russa parlare ancora di saluti romani è fuori dalla storia. Risponde così al Corriere della sera a caccia, a Milano, di un po’ di folklore “nero”. Una caccia ovviamente andata a vuoto. La Russa, storico esponente della destra e tra i fondatori di FdI si dice d’accordo con Giorgia Meloni sul saluto ormano “antistorico”.
«Ma certo, è una cosa fuori dal tempo. Di più – aggiunge – è un clamoroso errore. Perché quello era un segno di riconoscimento o di nostalgia per un mondo che non c’è più e che nessuno pensa di restaurare. E soprattutto ci danneggia, visto che permette ai nostri avversari di attaccarci su cose che non esistono, dato che sulla sostanza non hanno argomenti». Quindi gli viene chiesto come mai venga ancora usato.
«Fuori – risponde La Russa – vedo ragazzetti che ogni tanto e soprattutto per ricordare persone scomparse si esibiscono, e mi sono dato una spiegazione: lo fanno soprattutto perché è vietato. Per sfida. Per provocazione. Per sentirsi diversi, per ribellione… Spesso non sanno nemmeno cosa rappresentava quel saluto, nessuno vorrebbe tornare a un regime, alla privazione della libertà».
Non solo, aggiunge anche che lo stesso Almirante voleva chiudere per sempre con gli orpelli del Ventennio. “E fu proprio Giorgio Almirante, nel lontano 1969, in visita alla nostra sede milanese a corso Monforte, a dire che non voleva più vedere “orpelli”. “Giù le mani!”, intimò. Il saluto era un modo per sentirsi parte di una comunità, ma Almirante chiuse quell’epoca aprendo il partito a liberali, partigiani bianchi, monarchici, cattolici. E noi ne stiamo ancora a parlare?”.