M5S pronto alla scissione, il nuovo partito di Conte riceve già gli anatemi di Grillo: retroscena

31 Mag 2022 9:16 - di Gabriele Alberti

Il M5S è a rischio scissione, il suo destino è racchiuso tra due date: tra il 7 e il 21 giugno si gioca una partita della vita. La data cerchiata in rosso è la prima. Conte non ne parla, ma il destino del Movimento e del suo in particolare è appeso ancora una volta al Tribunale di Napoli. L’incertezza (e la disprazione) regna sovrana se più che la paura dell’ormai prevista débacle alle urne per le Amministrative, a gettare nel caos i grillini è l’incognita 7 giugno. Già, cosa succederà? In quella data il Tribunale di Napoli potrebbe di fatto tirare una tegola sull’ex premier: potrebbe essere di fatto sospesa la struttura di vertice del Movimento, con l’annullamento pure dell’ultimo voto sullo statuto. Oppure legittimare il nuovo corso. Se si determinasse la prima possibilità, una via d’uscita non è stata decisa.

M5S a rischio scissione: cosa succede se il 7 giugno…

“Qualora dovesse arrivare un pronunciamento sfavorevole, l’ex premier con i suoi ha già comunicato che non si tornerebbe indietro. E quindi non ci sarebbe un direttorio a 5, non si andrebbe sullo schema invocato da Grillo”, leggiamo in un retroscena del Messaggero. Potrebbe partire pertanto il nuovo partito di Conte. A ricaduta, dunque, sono sul tavolo altri interrogativi, altre incognite: cosa faranno il garante del M5S e Di Maio se arrivasse un altro stop dal Tribunale di Napoli? Già il solco tra loro e Conte è plastico: tour elettorali da separati in casa, Conte da una parte, il ministro degli Esteri da un’altra. L’avvocato pugliese ostenta sicurezza tra i suoi: «I giudici non potranno fermarmi. Io sono stato legittimato dal pronunciamento degli attivisti». Ma  gli oppositori dell’ex premier parlano già di un  «un ko tecnico in arrivo»: “sarebbe di sicuro un danno d’immagine enorme per l’ex premier, con una via stretta da percorrere. Ovvero un nuovo statuto per un nuovo Movimento 5 stelle“.

L’anatema di Grillo a un partito personale di Conte

Il che significherebbe di fatto “un partito personale. Con il rischio di una scissione dietro l’angolo”. Perché? Perché già Beppe Grillo, il fondatore del M5S, ha bocciato un marchio nuovo con il nome di Conte nel simbolo: ossia l’esperimento che si tenterà a Rieti. «Non è nella natura del Movimento e comunque le avventure solitarie non hanno portato fortuna a nessuno», ha sentenziato Grillo. “I governisti hanno già fatto sapere che non farebbero parte di un nuovo soggetto, qualora Conte decidesse di imboccare quella strada. E anche l’ipotesi di un’altra scissione è sul tavolo”. Ministri e parlamentari dei gruppi che intendono “sostenere l’esecutivo senza se e senza ma”, temono che  che si verifichi “una sorta di tempesta perfetta. Con Conte che – questo il sospetto all’interno dei gruppi – potrebbe lasciare a chi non intende seguirlo la bad company e sfruttare la svolta per staccarsi dal governo ed arrivare ad una opposizione responsabile”. Conte esibisce sicurezza e continua a rassicurare gli alleati circa l’idea di uno strappo col governo. Ma i nodi sono tanti e aggrovigliati. Non li vede solo che non vuole vederli.

I governisti del M5S a Conte: non ti seguiremo

La scissione è dietro l’angolo avvalorata da divisioni macrospopiche: all’interno il Movimento ha posizioni diverse sulle armi in Ucraina; sul nodo inceneritore alcuni potrebbero decidere di  andare allo scontro con l’alleato Pd: “I parlamentari M5S romani si sono riuniti con i tecnici per limare l’emendamento da presentare nelle Commissione Finanze e Bilancio: si sono registrate sfumature diverse tra chi intende andare allo scontro e impedire che la materia sia demandata al commissario Gualtieri; facendo notare che il Pd non ha mai inserito la realizzazione del termovalorizzatore nel piano regionale; e chi, invece, intende prendere tempo con il convincimento che «tanto non se ne farà nulla»”, legiamo nel retroscena. Su tutto questo sconquasso interno aleggia dunque, la data del 7 giugno: Conte potrebbe uscirne male e dare il via a un suo partito. Sarebbe una strada in sostanziale solitudine: «Ma tanti di noi non lo seguirebbero», taglia corto un big. In tutta questa confusione c’è un’altra incognita: le primarie congiunte col Pd alle regionali siciliane d’autunno. Con possibilità di replica nel Lazio. Una beffa che si tinge d’assurdo. In quella tornata elettorale isolana potrebbe debuttare un “altro” M5S:  “un M5S 2.0”. Con grave preoccupazione dei parlamentari della Sicilia, timorosi che lo strumento delle primarie “farebbe emergere la differenza di struttura tra M5S e Pd”.

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