Marsilio al Secolo: “Con Draghi rapporti distanti. A Milano FdI ha fatto un altro salto di qualità”
«Il premier Draghi è molto distante dell’attività sul territorio. Delega molto ai suoi ministri, ma non tutti sono all’altezza e noi amministratori avvertiamo il problema». Lo dichiara al Secolo d’Italia Marco Marsilio, presidente della Regione Abruzzo, fresco presidente del Gruppo conservatori e riformisti europei (Ecr) nel Comitato europeo delle regioni. Organismo poco noto, ma dai numeri poderosi, come ricorda lo stesso Marsilio: «Rappresenta circa un milione di eletti in tutta Europa ed è un organismo poco conosciuto e poco valorizzato».
I rapporti col governo Draghi sono solo uno dei tanti temi affrontati nell’intervista. Il governatore dell’Abruzzo ne parla senza intenti polemici, ma come dato oggettivo. «Nei rapporti con il territorio, paradossalmente, persino il premier Conte era più presente».
Presidente Marsilio, una lamentela che è trasversale, al di là degli schieramenti?
«Proprio così. Come presidenti delle Regioni abbiamo espresso spesso pareri unanimi, pur rappresentando schieramenti e territori diversi. Purtroppo, però, la nostra capacità di fare sintesi non sempre viene recepita dal governo nazionale. Ad esempio il Pnrr: sta seguendo una strada verticistica e sta escludendo noi presidenti delle Regioni da ogni processo decisionale».
A proposito di processi decisionali e di dirigenti, lei è intervenuto solo in streaming, causa Covid, alla conferenza programmatica di FdI. Che sensazione ne ha avuto?
«Il metodo mi pare quello giusto. Non è stata una classica riunione di partito, ma un modo per misurarsi col mondo esterno. Ho visto un salto di qualità. La conferenza programmatica di Fratelli d’Italia ha potuto contare su personalità che possono aggiungere qualche freccia in più al nostro arco».
Presidente Marsilio, qualche esempio?
«Mi ha molto colpito l’intervento di Luca Ricolfi, un intellettuale che viene dalla tradizione della sinistra e che va cercando soggetti con cui confrontarsi. Le sue proposte sulla scuola mi sembrano importanti».
Che ne pensa invece della critiche sulla classe dirigente di FdI?
«Qualcuno mi presenti una classe dirigente migliore della nostra. Abbiamo dirigenti che si sono formati sotto una dura scuola, negli anni della militanza giovanile. Prima nelle scuole e nelle università e quindi nei vari gradi di amministrazione, nei territori. Per non parlare dei nostri parlamentari. E laddove abbiamo potuto amministrare, a cominciare dai nostri sindaci, abbiamo ottenuto risultati lusinghieri».
Da Milano FdI riparte quindi con una nuova consapevolezza?
«Giorgia Meloni ha portato FdI tra i primi partiti italiani, senza avere avuto alle spalle una centrale di potere economico o mediatico. Eravamo un piccolo partito che, per anni, ha viaggiato tra l’1 e il 4 per cento e che sta conoscendo una crescita costante anche grazie alla sua classe dirigente. Tra noi non troverà gente che ha fatto la carriera dietro la tastiera di un computer con qualche clic sul web e che si è ritrovata improvvisamente ministro».
Presidente Marsilio, a proposito di classe dirigente, già si parla di “modello Abruzzo“
«Abbiamo ereditato una Regione che era in un declino che pareva irreversibile. Su qualche capitolo abbiamo segnato dei punti importanti. Dalla ferrovia Roma-Pescara al tema delle autostrade, ma penso anche agli investimenti sui porti. Stiamo mettendo le basi per tornare a connettere la nostra regione e per permettere all’Abruzzo di tornare a essere la locomotiva del centrosud».
Tornando a Draghi, quando è venuto per l’ultima volta in Abruzzo?
«Il 16 febbraio è arrivato in visita ad Assergi, all’Istituto di Fisica nucleare. In quell’occasione, gli ho ricordato l’urgenza di sostenere lo sforzo del commissario straordinario Corrado Gisonni per la messa in sicurezza del sistema acquifero del Gran Sasso. La ministra dell’Università, Maria Cristina Messa si era presa l’incarico di intervenire sollecitamente. Sono passati oltre due mesi, io sto ancora aspettando».