Omofobia, Letta e Cirinnà invocano il ddl Zan. Ma i numeri li smentiscono: non c’è alcuna emergenza
Celebrato il 25 Aprile con qualche distinguo di troppo a causa dell’invasione russa dell’Ucraina, la sinistra tenta di rifarsi oggi con la Giornata internazionale contro l’omotransfobia. Proclami roboanti, sventolio di bandiere arcobaleno, fiumi copiosi di retorica che tracimano dai Palazzi più alti per poi allagare le desolate pianure del dibattito politico. È qui la festa, decisamente. Tanto da convincere Enrico Letta a convocare proprio per oggi la direzione nazionale del Pd. Quale migliore occasione per prendere a sassate la destra, bollata come «fra le più arretrate d’Europa» sul tema dei diritti civili, e per promettere «impegno straordinario per l’approvazione del ddl Zan».Vale la pena rispondergli con il tweet di Giorgia Meloni di qualche giorno fa a proposito dello Ius soli: «Non siamo noi ad essere arretrati, ma è il Pd che vive su un altro pianeta, non ancora identificato».
Letta: «La destra italiana è la più arretrata d’Europa»
Difficile darle torto: con una guerra nel cuore d’Europa, una pandemia che miete ancora vittime, con un’inflazione che morde salari e stipendi mentre il rincaro di materie prime ed energia mette in ginocchio le imprese, pensare all’omofobia significa essere fuori dal mondo. Ma per Letta l’affermazione dei cosiddetti diritti civili non conosce soste. «Potrei ricordare che in Italia è ancora altissimo il numero di episodi di discriminazione e violenza ai danni delle persone Lgbtqi+», ha detto con sfidante sicurezza la dem Monica Cirinnà. Sfida accettata: c’è davvero una «emergenza omofobia» in Italia? Beh, non proprio. Stando almeno ai dati forniti dall’Oscad, l’Osservatorio del ministero dell’Interno che dal 2010 monitora segnalazioni e denunce. Gli ultimi dati disponibili risalgono al 31 dicembre 2018.
Oggi Giornata mondiale contro l’omotransfobia
Ebbene, in otto anni le segnalazioni di condotte motivate da intenti discriminatori per ragioni di orientamento sessuale o identità di genere ammontano a 212, cioè 26,5 casi all’anno. E chi li commette non è che la passa liscia, ma infrange il codice penale. Lo ricordiamo a chi pensa che oggi non esista una norma per arginare la violenza ai danni di omosessuali e transgender. Convincono, invece, molto poco le stime sciorinate dall’Arcigay, che ha censito 126 episodi. Non da segnalazioni dirette e certificate come quelle registrate dall’Oscad, ma raccogliendole dalle cosiddette “fonti aperte“, cioè stampa, tv, social. Evidentemente tutto fa brodo per una sinistra sradicata dai suoi tradizionali insediamenti sociali. Soprattutto se abbandonare il quarto stato per il terzo sesso può avere un effetto rigenerante nelle urne. Letta ne sembra assai convinto.