Open Arms, autogol della Procura. Il suo testimone: le Ong agivano fuori dalle regole

14 Mag 2022 8:35 - di Roberto Frulli
Open Arms il vero sequestratore

Duro doppio scontro al processo Open Arms fra il pm, Geri Ferrara, e la difesa di Salvini, rappresentata dall’avvocato Giulia Bongiorno, che, ad un certo punto, accusa il magistrato di essere aggressivo e  intimidire il testimone portato proprio dalla  Procura di Palermo e che avrebbe dovuto rappresentare una spina nel fianco dell’ex-ministro.

E, invece, le cose sono andate diversamente da come avevano pianificato i magistrati.

Un primo momento di tensione con un botta e risposta tra il pm Geri Ferrara e l’avvocata Giulia Bongiorno al processo Open Arms di Palermo, che vede imputato Matteo Salvini, avviene durante la deposizione di Fabrizio Mancini, direttore del Servizio Immigrazione del ministero dell’Interno.

Il pm contestato a Mancini alcune dichiarazioni rese in precedenza.

Ma la legale di Salvini interviene accusando il pm di essere “aggressivo”.

A quel punto il presidente del Tribunale, Roberto Murgia ha sospeso l’udienza per dieci minuti.

“E’ stata sospesa per qualche minuto l’udienza del processo Open Arms a Palermo. L’ha deciso il presidente del Tribunale dopo uno scontro acceso tra accusa e difesa durante la testimonianza di Fabrizio Mancini”, hanno riferito fonti della difesa di Salvini.

“Il Direttore del Servizio immigrazione presso la Direzione centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle frontiere del Viminale stava rispondendo alle domande del pm relative ai tempi dello sbarco, ma mentre stava riferendo che sia prima che dopo il caso Open Arms c’erano stati episodi simili (‘la procedura prevedeva l’attesa di qualche giorno per la redistribuzione europea‘), il pm ha provato a interromperlo con toni aggressivi – dicono le fonti.- L’avvocato Giulia Bongiorno è quindi intervenuta per permettere al teste di concludere la risposta, da lì si innescato un botta e risposta e l’udienza è stata interrotta. Mancini è stato chiamato a testimoniare dall’accusa“.

La difesa di Matteo Salvini ha fatto notare che “non si possono usare questi toni aggressivi nei confronti di un testimone‘”.

Poco dopo il secondo episodio.

“Dalla richiesta del Pos (place of safety ndr) all’assegnazione del porto per lo sbarco dei migranti, passavano dei giorni, a volte delle settimane. C’erano sia questioni tecniche sul porto di sbarco e poi c’erano anche interlocuzioni, prima del ministero dell’Interno e poi addirittura della Presidenza del consiglio con l’Unione europea, per trovare una equa distribuzione dei migranti anche sugli altri Stati – ha detto Fabrizio Mancini. – Quello che è avvenuto con la Open arms era già avvenuto in precedenza e continuava a essere allo stesso modo“.

“Non c’era la richiesta di pos e un’ora dopo l’assegnazione, passavano dei giorni, potevano essere due o sette giorni – ha confermato il Direttore del Servizio immigrazione presso la Direzione centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle frontiere del Viminale. – Prima dell’agosto 2019 non so perché non c’ero ancora, ma dopo ci sono stati altri salvataggi che non hanno avuto immediato riscontro sull’assegnazione dei porti“.

“Era il ministro Salvini a dare l’indicazione del Pos?“, cioè il porto di sbarco per gli immigrati, chiede l’avvocato di parte civile, Giorgio Bisagna.

“Non lo so, era il gabinetto del ministro – replica Mancini. –  Non c’era una nostra proposta di pos, la proposta arrivava direttamente dal vertice“.

“Le Ong a volte agivano fuori dalle regole, credo che rientri nei compiti del ministro dell’interno preoccuparsi dell’ordine e la sicurezza pubblica dello Stato che mi rappresenta. Ma non è il mio compito difendere Salvini”, dice Mancini.

Bastano queste parole del direttore del Servizio immigrazioni del Viminale, per fare intervenire il pm Geri Ferrara. Che dice, rivolto al Tribumale: “Mi sembra di sentire un comizio del testimone!“.

A quel punto è la difesa di Salvini controbattere: “Lei non può interrompere il testimone“.

Rispondendo alle domande dell’avvocato di parte civile Armando Sorrentino, che gli chiede chi decideva il porto di assegnazione per lo sbarco quando il ministro era Matteo Salvini, Mancini replica: “Ai tempi noi veicolavamo le richieste del pos al gabinetto del ministro e ricevevamo l’indicazione del pos dal gabinetto del ministro“.

Mentre, come gli fa notare il legale di parte civile nel 2019 aveva detto genericamente “che le indicazioni venivano dal ministro“. E Mancini replica: “Era una mia considerazione ma non ne no la certezza, ritengo che un ministro che non sa quello che fa il suo gabinetto, non credo sia possibile il contrario…”.

Poi, parlando delle Ong, Mancini dice: “Quello che mi veniva riferito dal mio predecessore a dai colleghi era che il modus operandi pregresso delle ong e quindi anche della Open Arms era di agire a volte fuori dalle regole.”.

“La capitaneria ha sempre lamentato che si era messo in piedi un sistema alternativo a quello ufficiale ai salvataggi – spiega – Le ong attraverso i loro sistemi aerei avevano messo in piedi un sistema alternativo a quello ufficiale, a volte non dando neanche comunicazione alla autorità precostituita di essere portata a conoscenza dei salvataggi. Quindi si poteva ritenere che queste attività venivano fatte fuori dalle regole“.

E ancora: “Credo che rientri nei compiti del ministro dell’interno preoccuparsi dell’ordine e la sicurezza pubblica dello Stato che mi rappresenta. In quel periodo storico in cui avevamo di tutto, la preoccupazione che al di là dei salvataggi, che all’interno di questa massa di persone si potesse andare a confondere qualche malintenzionato…”.

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